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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 185 guardava freddamente questa folla fremente d’entusiasmo come se egli cercasse da prima di scoprire la causa di questo rumore persistente.» (Olimpico!) «Alla fine tuttavia un sorriso di soddisfazione passò rapidamente sui suoi lineamenti. Durante l’ultimo pezzo del concerto, la sala si oscurò mano mano, un uragano scoppiò e il suo brontolio fece concorrenza ai timpani dell’orchestra. Wagner seppe trarre partito da questo incidente, e nel discorso che indirizzò al pubblico dopo il concerto si espresse all’incirca in questi termini: «Una volta diggià io ebbi occasione d’incontrare in questa città così numerose simpatie. Oggi vedo in queste testimonianze di affetto segni d’adesione al mio disegno di erigere alla nostra patria alemanna un tempio in cui l’arte resterà al riparo dalle influenze perniciose del presente. E, siccome i Greci una volta avevano costume d’invocare Giove, pregandolo di manifestare il suo consenso con un lampo, io vedo oggi un felice presagio nei segni del cielo.(UH)» Si fa al solito un gran parlare delle cose della Scala. Per ora nulla di sicuro, fuorché la scrittura del tenore Campanini, della signora Krauss, d’una esordiente signora Damare, e d’una siella del teatro la Monnaie di Bruxelles, la signora Edelsberg. In quanto agli spettacoli ei si promettono molte novità, fra cui un’opera di Wagner. Era tempo! Al Politeama proseguono con fortuna le rappresentazioni; l’impresa allestisce ora il Rigoletlo e il ballo del coreografo Casati: La Rasiera. Al Re (vecchio) non si pensa più alla Cenerentola, e per molti sarebbe stata una novità; si darà invece oggi stesso il Barbiere di Siviglia che non è una novità per nessuno. Dopo tutto è forse ancora il meglio. Anche al teatro Fossati avremo in estate spettacolo d’opera, per cura dell’impresario Sebastiani, il quale, per quel che si dice, farà le cose bene. Rivista Milanese Sabato, 1 ghigno. Avevo creduto in buona fede che le pioggie dirotte che durano da un paio di giorni avrebbero spento perfino il Vesuvio e allontanato il pericolo delle eruzioni, ed eccone invece un’altra proprio in Milano, proprio nel bel mezzo del Tivoli. I boati si erano fatti udire da qualche giorno; tutti avevano capito che sotto il palcoscenico del teatro Fossati ribolliva qualche cosa, ma nessuno aveva pensato nemmeno in sogno alla lava d’un vulcano; i martelli picchiavano è vero, disperatamente, ma non si era sospettato che fossero i martelli di Plutone; quand’ecco un bel giorno si annunzia che dalle otto alle undici pomeridiane avrà luogo la prima Eruzione del Vesuvio di Antonio Scalvini, e nel momento in cui scrivo siamo arrivati salvo errore alla settima. Fortunatamente nessun danno, la cenere non copre nemmeno tutto il palcoscenico, e la lava è addomesticata e si tiene prudentemente a debita distanza dai lumi della ribalta; in quanto a vittime, non se ne vede che una, un libertino, ladro, usuraio ed assassino, al quale si apre la terra o T inferno sotto i piedi proprio nel momento in cui vuole aggiungere un altro delitto al catalogo. Insomma è un Vesuvio che sa il fatto suo, una perla di Vesuvio, degno di aver visto la luce nella patria del risotto e in quel paradiso terrestre che si chiama Tivoli. Antonio Scalvini che ha avuto l’idea di regalare agli abitanti di Porta Garibaldi un’eruzione, per conto proprio non se n’è servito che per uso di catastrofe; prima che la punizione divina si manifesti colla luce del bengala e con due cilindri di carta, che se non sono lava meriterebbero d’esserlo, si intreccia e si sviluppa un dramma a forti tinte, a forti passioni, con scene molte volte piacevoli, e con effetti se non nuovi di zecca, almeno accettabili come buona moneta. Il pubblico freme ogni tanto coscienziosamente, e quando interviene la sospirata lava, diventa aneli’esso un vulcano e per poco l’eruzione della platea non fa impallidire quella del palcoscenico. L’altro avvenimento della settimana fu l’inaugurazione del teatrino estivo, al caffè dei Giardini Pubblici: il palcoscenico è microscopico, ma la platea è immensa; infatti il pubblico che salutava con gioia la riapparizione del Granduca di Gerolstein era immenso; disgraziatamente però per l’impresario non aveva pagato la lira d’ingresso stabilita. Nell’insieme, se non si riesce a rendere indipendente il teatrino dal caffè, mi pare una speculazione sbagliata; il prezzo d’ingresso è caro, gli spettacoli meschini, perciò non si avrà folla agli spettacoli; e il caffè che dovrebbe avere vita separata dallo spettacolo ei rimetterà gli avventori. ALLA RINFUSA Scrivono da Parigi al Trovatore che il m.° Dami, direttore d’orchestra del Teatro Italiano, sta terminando un’opera comica, in francese, che verrà colà rappresentata. Scrive L’Arpa di Bologna: Annunziamo con piacere che l’egregio maestro Alberto Giovannini ha condotto a termine la nuova opera commessagli dall’editore Ricordi, intitolata I maledetti. Un amico che n e ha udito qualche pezzo ei assicura che è lavoro a cui non potrà mancare brillante successo. E il maestro Alfonso Aragona di Nicastro’ha condotto a termine un’opera dal titolo: Beatrice Cenci. Alla Camera dei Deputati, nella seduta del 16 corrente, è stato approvato il progetto di legge per la cessione ai Municipii dei teatri regi di Milano, Torino e Parma. F. Spohr fu nominato direttore dei concerti all’Opéra di Berlino. Il giorno 18 ebbe luogo nel parco di Vienna la solenne inaugurazione del monumento a Francesco Schubert. Prima e dopo l’inaugurazione furono cantati cori del celebre compositore (con testo adattato alla circostanza). Fra gli ospiti invitati notaronsi due fratelli, due nipoti ed una sorella di Schubert e molti de’ suoi contemporanei. La casa ove nacque e morì e la tomba di lui vennero ornate. Una medaglia di bronzo fu coniata per questa solennità. Il celebre maestro di cappella del re di Baviera, Franz Lachner, ha dedicato al cav. van Elewyk due delle sue ultime opere.

  • La scuola corale del teatro della Pergola di Firenze, diretta dal maestro

Fattori, ha già cominciato a funzionare. Il concorso degli uomini è abbastanza numeroso. Manca affatto il sesso femminino. •¥■ E 1 orchestra dello stesso teatro, finora stipendiata dal Municipio, venti e definitivamente sciolta. Il ministro francese dell’istruzione Pubblica di belle arti ha scritto ai direttori dei teatri dei cinque porti militari: Cherbourg, Brest, Lorient, Rochefort e Tolone per proporre loro una sovvenzione, in cambio d’un ribasso notevole del prezzo dei posti a favore dei marinai, allo scopo di indurli ad abitudini più morali di quelle del cabaret. È un eccellente pensiero.

  • L’egregio maestro Domenico Lucilla, cav. dei SS. Maurizio e Lazzaro,

fu nominato cavaliere della Corona d’Italia.

  • Draneth Bey, soprintendente del Teatro Vicereale di Cairo, è stato nominato

commendatore della Corona d’Italia, per le molte e splendide prove del suo amore per l’arte musicale, per la preferenza per gli artisti italiani e per i benefizi al commercio milanese. II fischio di una locomotiva, scrive il Travet, si sente a 3000 metri nell’aria. Il rumore di un convoglio di una ferrovia a metri 2500. Un colpo di fucile e l’abbaiar di un cane a metri 1800. Il canto del gallo ed il suono di una campana a 1600 metri. Un’orchestra e il rullo del tamburo a 1400 metri. Il gracidar delle rane a 900 metri ed a 800 il canto dei grilli. La parola distinta dal basso all’alto si discerne chiaramente a metri 500 e -dall’alto al basso non s’intende bene che a 100. — Questi fenomeni furono svolti innanzi all’accademia delle scienze di Francia dal signor Flamarion che li esperimento sugli areostati. La soscrizione per un monumento a Thalberg aperta nei vari magazzini di musica di Firenze, ha fruttato ben poca cosa. Due soli soscrittori fin qui sonosi raccolti per la somma complessiva di 30 lire!