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186 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO I giornali francesi pubblicano la seguente lettera: La contessa Rosina Carolina de Ketlcliendorf, baronessa di Stolzneau, ha l’onore di annunziarvi il suo matrimonio in extremis col Duca Carlo Raimondo Designano di San Marino. — Roma 18 maggio 1872. La Baronessa di Stolzneau non è altri che l’antica cantante celebre Rosina Stoltz. Secondo un telegramma di Java, il celebre violinista Ole Bull fu in procinto di morire abbruciato, poiché l’albergo in cui abitava divenne preda delle fiamme nella notte dal 18 al 19 aprile. A stento egli riuscì a sottrarsi dall’incendio, e quasi ignudo, col violino sotto il braccio, lo si vide correre per la strada. Il pianista W. Krüger, che dopo lo sfratto dei Tedeschi da Parigi, era ritornato a Stuttgart, sua patria, fu dal re nominato professore al Conservatorio. > La quarta festa dei cantori (Sangertag) a Coburgo avrà luogo nei giorni 22, 23 e 24 giugno. Vi sono invitate le società corali di Bayreuth, Nürnberg, Fürth, Würzburg, Schweinfurt, Meiningen, ecc. Un interessante processo fu sciolto dalla Corte d’Appello di Parigi. Gli editori Enoch e figlio avevano stampato il Gradus ad Parnassum di Clementi, appoggiandosi su ciò che l’autore è morto da più di 30 anni (decreto del 5 febbraio 1810). Il legittimo editore sig. Richault mosse querela contro questa pubblicazione e guadagnò il processo a norma della legge 19 luglio 1793, poiché gli eredi di Clementi, che hanno la cittadinanza francese fino dal 1811, sono protetti dalla legge fino al 1884, cioè 20 anni dopo la morte della vedova di Clementi, Fino a quel tempo il sig. Richault, cui fu ceduta la proprietà, sarà l’esclusivo proprietario in Francia del Gradus ad Parnassum. > La Central Presse di Londra annunzia che tre Impresari di Teatri di quella capitale offrirono al pretendente Tichborne, 2000 lire sterline (50,000 franchi) se acconsentiva a presentarsi ogni sera sul palco scenico per pochi istanti. Sir Ruggiero rispose negativamente. 4 La diva de la chope, è lo spiritoso nomignolo appiccato dai parigini alla celebre Teresa. Essa parte ora per la Russia, scritturata per le Acque minerali, colla modesta paga di franchi 1200 per sera e un mese di rappresentazioni garantite! Acque minerali è la denominazione di un rinomato Caffè-Concert, sito sulle rive della Neva, che assomiglia al Crémorn Garden dì Londra. Negli Stati Uniti vi sono 5846 fra giornali e riviste, che, riguardo alla loro pubblicità, si dividono nella maniera seguente: Quotidiani 574, triebdomadari 107, semi ebdomadari 115, ebdomadari 4270, semimensili 99, mensili 624, bimensili 13, trimestrali 49. Di questi 4328 sono politici, 73 agricoli e di orticoltura, 122 commerciali e finanziari, 81 di società di beneficenza e società private, 502 illustrati e letterari, 20 fondati specialmente per gli interessi nazionali, 207 industriali e professionali, 407 religiosi, 6 di sport e 70 di annunzi.

  • Per un triennio, dal carnovale 1872 alla quaresima 1875, è aperto il

concorso d’appalto al Teatro Carlo Felice di Genova. La dote è di L. 55,000, più l’orchestra pagata. Si esige una cauzione di 30,000 lire! I progetti dovranno essere accompagnati da un deposito di garanzia di 3000 lire. 4^. Augusto Guenzati, giovane e bravo artista drammatico del nostro Teatro de’ Filodrammatici,, è stato nominato professore di declamazione e di gesto al Conservatorio di Musica di Milano.

  • Secondo V Avenir di Parigi, il tenore Mario sarebbe stato colpito, a Londra,

da una commozione cerebrale, che mette la sua ragione in pericolo. Vuoisi che alla Tietjens sieno stati offerti 120 mila franchi (?!) e tutte le spese pagate per cantare nel gran Giubileo di Boston, e che essa abbia rifiutato (!!). L’Impresario Gilmore è ancora in cerca di una rinomata artista per quella gran festa musicale.

  • Una nuova opera buffa, di cui ignoriamo il titolo, verrà rappresentata,

nella corrente stagione, al Teatro Brunetti di Bologna. L’autore della musica è il m.° Vincenzo Bruti, capomusica del 34.° Reggimento di fanteaia. CORRISPONDENZE NAPOLI, 29 maggio. Scandali al S. Carlo. — Una seduta del Consiglio Comunale. — Parole del sindaco Nolli. — Rimedii?.,. — Il P’Arcais e la riforma nel teatro S. Carlo. — Crispino e la Comare al teatro Filarmonico. — Il Trovatore al teatro Nuovo. In un poscritto l’altra volta vi feci consapevole di una triste scena avvenuta al teatro S. Carlo la sera del 22; non era nuovo quello scandalo; già ve ne menzionai altri tre. Quello pertanto che nessuno conosceva, stando in platea, era che sul palco scenico pure erasi impegnata una gran lotta fra il Sindaco e l’impresario. Chi era seduto, nel centro o nel lato sinistro della platea, potè accorgersi che nel palco della Commissione teatrale non cessava un via vai dei più sconsigliati, videsi pur comparire una volta il Musella. Ora essendo andato il giorno appresso nella sala del Consiglio Comunale per assistere alla relazione sulle opere pie, invece dovetti ascoltare ben quattro catilinarie contro il Musella, e i consiglieri Busciamorra. Gallotti, Canan e d’Ayala tuonarono fulmini di vituperi all’indirizzo del presente impresario del S. Carlo. Il Sindaco riandò i fatti della sera precedente ed io vi trascrivo le sue parole non volendo defraudare i lettori della Gazzetta d’un documento così importante qual è difatti la requisitoria di quell’uomo che tanto indegnamente si è preso giuoco dei Napolitani. Eccovi pertanto le parole del Barone Nolli. «Signori, sono più mesi che si sta fieramente combattendo per fare che uno spettacolo cosi anormale e indecoroso pel nostro massimo teatro fosse per cessare. La Commissione che precedette quella di cui io sono ora a capo, faticò e adoperossi anch’essa: ma indarno quelli, indarno noi. Signori sì, abbiam che fare con un uomo, di cui uno più astuto non conobbi mai in vita mia; sarà un’astuzia bassa, vile, ma è astuzia, astuzia da perdere il senno. Nelle precedenti mie lettere al capo della provincia, su questa briga, ho sempre premurato che l’Autorità politica provvedesse. Ecco intanto quello che avvenne iersera. L’impresa che non aveva potuto ottenere che il ballo s’intermezzasse all’opera, empì di gentame il teatro, di quel gentame che tutti conosciamo quel che valga, la claque. Finito il primo atto e cominciato il secondo, il pubblico cominciò a dar fuori manifesti segni di riprovazione e poi grida ed urli e tale un baccano che mi vidi costretto a far calare il sipario e dar ordine pel ballo, intendendo che con questo finisse lo spettacolo. Se non che ad un tratto il Musella viene a comunic irmi che egli avea ordinato gli ultimi due atti o l’ultimo solo della Selvaggia per dopo il ballo, sostenendomi sfrontatamente che il pubblico voleva tutta l’opera e che le forti riprovazioni fra cui era incominciato il secondo atto, non erano allo spettacolo, ma all’ordine di esso, volendosi il ballo prima degli altri due atti. Io risposi che calato il sipario ad opera incompiuta non meritava più d’essere menata a compimento. E quando quell’ostinato volle redarguirmi, io (che avreste voi fatto?) non feci che metterlo fuori della mia presenza. Fini il ballo: F orchestra non si moveva: la claque cominciò a chiedere il resto dell’opera: io ad ordinare che ciò non avvenisse. Contrasto. Ricorsi alla P. S. perchè intervenisse a far si che gli ordini della Commissione fossero eseguiti e lo spettacolo non oltre protratto. L’ispettore di servizio al teatro rifiutossi dicendo che la sicurezza pubblica non poteva intervenire se non quando vi fosse reato. In altri termini: uccidetevi prima e poi verremo noi. A questo, mi vidi costretto a ricorrere ai miei mezzi e quindi, perchè ad ogni costo forza rimanesse alla legge e per garantire la mia persona, mi circondai di Guardie municipali ed accorsi sul palcoscenico. Io allora da una banda ad imporre che il pubblico fosse avvisato d’andar via, che l’orchestra e gli artisti smettessero dal prepararsi all’ufficio loro, che i macchinisti non alzassero il sipario; dall’altra banda il Musella co’suoi a provocarmi, a gridare contro noi parole da trivio, ad imporre agli artisti, (financo alla Tati convulsa ed inferma) di procedere al seguito dello spartito, all’orchestra di sonare, ai macchinisti di alzare il sipario e minacciando tutti, se noi facessero, di destituzione e sospensione di stipendio. Sappiate, inoltre, ch’egli osò dirmi d’essere insultato da me in casa sua e minacciarmi di redigere verbale contro me e le guardie municipali per infrazione e violazione di domicilio. «Signori, vi assicuro che mai come in questa facenda del S. Carlo sono stato in punto di perdere la mia calma abituale. Sono Sindaco, ma sono uomo anch’io e mi chiamo Rodrigo Nolli ed ho sangue nelle vene. E vi fu un punto ier sera che davvero credetti averla smarrita la mia calma, allorché presi quell’uomo pel braccio e lo slanciai lungi da me.» E qui finisce la narrazione dei fatti avvenuti sul palcoscenico di San Carlo la sera del 22 riferita da uno de’principali attori. Il Consiglio approvò l’operato del Sindaco, disse che egli aveva fatto benissimo a dare uno spintone al Musella, impose si procedesse contro costui a qualunque costo, e presto e accordò pieni poteri alla Giunta perchè facesse tosto cessare il presente stato di cose. Ottenuti i pieni poteri la Giunta Municipale, secondo quelle, che si va da qualche giorno asseverando, non vuol più il Musella, nè trattar con esso lui, non può risolvere il contratto ed è intenzionata (se pur non è ora un fatto compiuto) di venire ad un accomodamento. — Il signor Luigi Alberti, che altra volta ebbe l’impresa pei signori Monaco e Flauti, circa dodici anni fa, credo, e che oggi è impiegato col Musella, assumerebbe l’impresa. Dovrebbe egli rispondere di tutto col Municipio: e il Musella? Resterebbe sempre l’impresario. Il nostro Comune insomma vuole un capo visibile ed un altro invisibile, e l’Alberti sarebbe il pontefice massimo del nume Musella presso i protestanti riformati del palazzo S. Giacomo. Gli decreteranno l’infallibilità