Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/202

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196 G A Z Z E T T A M U S Liceo, La Ronda di Gabussi istrumentata a grande orchestra dal maestro cav. Bercanovich, e finalmente venne salutata regina del concerto quella splendida stella del firmamento musicale torinese, la valentissima filarmonica violinista signora Teja-Ferni, che con un concerto di De Bériot ha entusiasmato l’intiera numerosissima adunanza. Il teatro Carignano verrà in breve ridotto a gallerie. Il Gerbino avrà in estate spettacolo d’opera e sono già scritturati i conjugi Paoletti. C. PARIGI, 5 giugno. I Concerti - I teatri e le ostriche - Z’Opéra, e le novità che prepara - I balli - La Zarzuela nei caffè di Parigi - Il maestro Lacome. Si direbbe veramente che a Parigi la musica segua le evoluzioni del termometro: più questo discende, più i teatri lirici e le sale di concerti sono frequentati; per l’opposto, più va in su, più sale e teatri restano vuoti. Non appena l’almanacco annunzia l’arrivo della stagione estiva, si dice addio, alla musica. È noto l’adagio popolare che ei consiglia di non mangiar ostriche durante i mesi senza r; vale a dire maggio, giugno, luglio e agosto. (So che mi si potrebbe far osservare che gennaio non ha r; ma l’adagio è francese e janvier ha l’r finale). Ebbene qui i concerti musicali sono un po’come le ostriche (scusate il paragone); nei quattro mesi più su enumerati sono messi da banda come perniciosi alla salute pubblica. A rivederci a settembre. E se non fosse questione che di semplici concerti, mattinate e serate musicali, il fatto si spiegherebbe più facilmente, Ma i teatri? — Ecco il Lirico (Ateneo) ed il teatro Italiano che hanno già messo i loro chiavistelli alle loro porte e capovolto i cartelli. Alla fine del corrente mese l’Opera Comica sarà chiusa anch’essa per due mesi almeno. Ora non vi sono qui che quattro grandi teatri di musica; chi di quattro toglie tre... Il calcolo non è difficile. Non resta che Y Opéra. Amabile prospettiva! Divertirsi tutta la state con Roberto il Diavolo e Gli Ugonotti!... Vero è che l’Halanzier prepara e fa provare La coppa del Re di Thulé di Diaz, premiato al concorso. Ma sarà essa pronta prima dell’autunno? E quand’anche lo fosse, basterebbe alla stagione?— È inutile illudersi; il giorno in cui ho veduto un direttore di provincia messo alla gerenza della prima scena musicale di Parigi, predissi che ei avrebbe servito il repertorio di Meyerbeer a tutto pasto. Ed infatti, le quattro opere, eccellenti, se volete, ma ormai troppo vecchie, le quattro opere di questo maestro sono perennemente sul cartello. Roberto il Diavolo cede il posto agli Ugonotti, ai quali succede il Profeta che si ritira innanzi all’Africana, per ricominciare di bel nuovo, con la regolarità del sistema planetario. A Marsiglia, a Bordeaux, a Lione se non offrite al pubblico una o due di queste opere, le due prime specialmente, sarete lapidato. Ma qui, ove da trentasei anni non sono mai state un mese senz’essere annunziate sul cartello, converrete che è abusar un po’ troppo della pazienza del pubblico! Ma Halanzier ha diretto per lungo periodo di tempo i teatri di provincia; l’abitudine gliene è rimasta. Ed ora Y Opéra può prenderli nome d’Accademia provinciale di musica e ballo. A proposito di ballo, ecco che i giornali ne annunziano cinque nuovi dei quali l’Opéra si occuperebbe. Ordinariamente non bisogna credere che ad una metà di quel che dicono i giornali. Questa volta la metà sarebbe anche troppo. Un sol ballo è stato accettato, ed il programma è di Teofilo Gautier. Un altro è presso ad esserlo, ma nulla ancora è definitivamente con chiuso per questo secondo. E quando sarà accettato, l’esagerazione starebbe alla verità come cinque a due. — Sono stato questi giorni a visitar i lavori del nuovo teatro AeY Opéra, che per quanto sieno avanzati, non potranno essere condotti a termine che tra due o tre anni. L’esterno è bell’e finito da lungo tempo; ma ben altrimenti lungo e difficile è CALE DI MILANO finir l’interno. Sarà magnifico per le opere di pittura e di scultura che vi sono prodigate con gran lusso. Ma quel che mi ha più soddisfatto è la sala della biblioteca, la quale conta già ventimila volumi, tra i quali figurano gli spartiti più antichi e più rari ed i manoscritti preziosi di musica da dugento anni a questa parte. Utilissimi e ricchi archivi, che gli scrittori speciali potranno rovistare e consultare pei loro scritti storici e critici sulla musica. — Per ciò che riguarda la sala, propriamente detta, essa sarà riccamente ornata; ma sarà perfetta per ciò che concerne l’acustica? Chi può dirlo?» Uscendo dal nuovo teatro dell’Opéra non ho potuto astenermi dal compiangere il povero teatrino dell’Ateneo che gli è di fronte; una specie di sotterraneo dorato ed illuminato, ove l’impresario non può che vedere sparir i suoi quattrini, e che, quand’anche fosse pieno, non basterebbe a far le spese. Per una sala di concerto, di conferenza o altro simile, nulla di meglio, trovandosi come essa nel più bel quartiere della capitale, ma per un teatro, e quel che è più per un teatro di musica?... Ostinarsi a restarvi sarebbe una vera follia. Se il Martinet non pensa ad uscirne al prossimo autunno, ha davvero monete da perdere. Peccato! perchè il bisogno d’un teatro nel quale potrebbero rappresentarsi opere d’ogni genere, cominciando dalle più serie, fino alle farse più amene, senza escludere le traduzioni delle opere italiane e alemanne, si fa veramente sentire. Quanti e quanti compositori aspettano da anni ed anni che i loro spartiti escano alla fine dal limbo dell’Opera-Comica e delY Opéra! Potrebbero darli al teatro Lirico; ma finché questo è condannato a restar nella critta dell’Ateneo, vi rinunziano, e fanno bene. Se i grandi teatri non offrono novità o chiudono le loro porte, i piccoli rivaleggiano invece a chi attirerà maggior numero di spettatori. Ma quanta distanza da quelli che meritano il nome di grandi e quelli che si rassegnano ad essere - i piccoli - E come se il numero non ne fosse sufficiente, ecco che i Caffè musicali {Cafés Concerts) fanno scrivere opere ed operette espressamente per essi, e da buoni compositori. Ve n’è uno, - un caffè non un compositore, - chiamato la Tertullia, che fa eseguire delle opere buffe in un atto veramente di merito. Il maestro Lacome, che è anche un buon critico d’arte, ne diè ultimamente una che ebbe molto successo. Ed ecco che, animato dal favore del pubblico, ne dà una seconda intitolata In Ispagna. Il genere è presso a poco quello che gli spagnuoli chiamano zarzuela; ma siccome il compositore è essenzialmente melpdista, ha prodigato in essa motivi graziosi, originali, facili a ritenersi e pieni di brio. Nulla di volgare o di comune. E la cantante principale, la signora Mariani, li fa molto valere. — Non è deplorabile di vedere che un compositore che ha scienza, arte, gusto ed ingegno debba discendere sino agli stabilimenti di questa specie per far eseguire i suoi lavori! Si beve e si fuma mentre gli artisti cantano!... Ma, che volete farci? Se il Lacome si fosse presentato al direttore dell’Opéra Comique col suo piccolo spartito sotto il braccio, ed avesse domandato semplicemente di farlo udire a pianoforte, sarebbe stato inevitabilmente pregato di dispensarsene. In altri termini, gli si sarebbe detto: Lasciate ogni speranza — e non entrate più qui. Ma ad onta di ciò una speranza resta a questi poveri compositori obbligati come i cantanti girovaghi a contentarsi dei caffèmusicali: quella di veder un giorno o l’altro le loro opere passare da questi stabilimenti nei veri teatri. Perchè no? Non è forse avvenuto lo stesso e più volte di seguito, per gli artistiVi sono cantatrici che hanno calcato — e che calcano ancora — i principali teatri di Parigi, non esclusa Y Opéra, e che i direttori di queste scene liriche sono andati a cercare nei Cafésconcerts. Non voglio citare che madama Sass, e credo che questo solo esempio basti per cento. — L’importante è d’ottenere un bel successo, di esordire, di non essere uno sconosciuto pel pubblico, di far il primo passo, insomma, e di farlo bene. Il resto viene a suo tempo. Non dimentichiamo l’adagio: *— se è rosa, fiorirà. fi.