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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO le contendono con un accanimento degno di miglior causa. I cronisti dei nostri giornali politici hanno seriamente discusso se dovessero suonare (le bande e non i cronisti) in Piazza Colonna o in Piazza Navona. Finalmente il Municipio s’è ricordato la storia di Salomone e ha diviso il male per metà; cioè una sera in Piazza Navona ed una sera in Piazza Colonna. Ma in Piazza Navona c’è il rumore delle fontane che copre i flebili ululati dei nostri bandisti, e per conseguenza i buongustai sono tutti fautori di Piazza Colonna e se si dovesse fare un plebiscito, questa avrebbe certamente il privilegio della musica. Considerate inoltre che la Piazza Navona è sempre immersa nel? oscurità, la quale se piace agli innamorati, è però anche propizia ai borsaiuoli. Del merito rispettivo di queste bande non vi parlerò a lungo. Quelle della guarnigione, valgono nè più nè meno delle altre dell’esercito italiano, che, fatte pochissime eccezioni, rappresentano esattamente l’amore che nelle regioni ufficiali si professa per l’arte. Suonano la Stella, confidente del Robaudi, ridotta a tempo di marcia, e qualche volta per variare la polka della Principessa invisibile sulle parole: E mi facea cip cip. Su questa melodia dell’avvenire anche l’amico Giulio Ricordi ha perpetrato un ballabile, che Dio glie lo perdoni, ma non è precisamente quello che suonano a Roma. Le musiche della Guardia Nazionale sono un po’ migliori, quantunque siano a grande distanza da quelle di Bologna e di Milano. Una è diretta dal Sangiorgi, l’altra dal Mililotti che ha la mania dei concerto™. In mezzo a queste delizie passeremo l’estate, e l’unica speranza che ei rimane si è che Sandrone venga a piantar la sua baracca in piazza del Popolo. La mancanza di Sandrone non è compensata dallo spettacolo del Politeama, dove l’impresario s’ostina a dar le rappresentazioni di giorno. Il numero delle persone che hanno il coraggio di traversare il Ponte Sisto per recarsi ad udire il Trovatore o il Ballo in Maschera è assai considerevole, e lo spettacolo, sia detto ad onor del vero, vale i venti soldi che si spendono. Nelle due o tre compagnie di canto che l’impresario ha raccolto sotto le sue bandiere vi è qualche buon artista; il tenore Gulli e il baritono Ciapini sono superiori alle esigenze di quel pubblico e di quel teatro. Ma l’opera di giorno sarà sempre un anacronismo. Andare in teatro all’ora del pranzo o della passeggiata, e più tardi non saper dove passare la sera mi pare il colmo dell’assurdo. All’Anfiteatro Corea abbiamola compagnia diretta da Cesare Rossi, che ha esordito iersera col Duello di Paolo Ferrari. E poi v’è anche una stalla chiamata Teatro Quirino, dove per pochi centesimi si rappresenta commedia e ballo ed il pubblico ha il diritto di far un baccano indiavolato ed anche di intavolare dialoghi più o meno spiritosi cogli attori. Qualche giorno fa sono andato a cercar l’arte musicale a San Pietro, dove per la festa del titolare cantavano gli artisti della Cappella dei canonici. L’esecuzione vocale è davvero sorprendente; quanto alla musica che vi si eseguisce, vi assicuro che potrebbe porgere argomento a molte considerazioni. Desidero di ritornare a San Pietro per formarvi un’idea esatta delle condizioni della musica ecclesiastica nella maggior basilica di Roma. Quello che ho udito l’altro giorno era un misto d’antico e di moderno, di arte nobile e castigata e di barocchismo. Dopo un grandioso pezzo concertato alla Palestrina, un soprano o un tenore vengono fuori con un’accademia di gruppetti eseguiti con mirabile precisione, ma al tempo stesso, di pessimo gusto. L’organista, dopo un bel fugato, suonato con straordinaria bravura, vi fa udire una marcia da far ballare gli orsi. Insomma, per quanto ho potuto giudicare, vi è una lotta fra le tradizioni antiche, e la smania di trasportare in chiesa la musica teatrale. Del resto, vi ripeto, giudicando su due piedi si corre il pericolo di giudicar.. su quattro piedi, e perciò preferisco ritornare più d’una volta a San Pietro prima di aprire interamente l’animo mio sulla musica che vi si eseguisce. L’Accademia di Santa Cecilia ha finalmente trovato una sala per tenervi l’adunanza generale. Il governo, a cui s’era ingenuamente rivolta, ha fatto orecchie da mercante. Il Municipio ebbe pietà di lei e le ha concesso per sabato nientemeno che l’aula del Campidoglio. Il vostro corrispondente, che ha l’onore anch’egli di essere accademico di Santa Cecilia, interverrà senza dubbio all’adunanza e ve ne renderà conto. Si tratta di discutere ed approvare il progetto d’un Liceo musicale. Dal governo spero poco, anzi nulla, ma il Municipio pare assai poco ben disposto. Se saranno rose fioriranno. I giornali di Roma hanno pubblicato l’elenco della compagnia del teatro Apollo nella prossima stagione. Per l’autunno avremo la Pantaleoni e la Giovannoni, i tenori Ballerini e Vanzan, il baritono Maurel, il basso Nannetti. In carnovale ei si promettono la Wizjak e la Spezia, il tenore Gayarre e di nuovo il Vanzan, il baritono Aldighieri ed il basso David. La deputazione teatrale ha imposto all’impresario Jacovacci di scritturare altre due celebrità, e questi, per quanto si assicura, è in trattative colla Sass e col tenore Lefranc (!). Quanto al repertorio v’è nulla di stabilito, checché ne dicano i giornali. È deciso soltanto che non avremo Y Aida, e questo lo dovete sapere meglio di me. È probabile che in autunno si apra il teatro Valle per un breve corso di rappresentazioni musicali. Sarebbe un’ottima occasione per farci udire Y Ombra del maestro Flotow. A... TORINO. 4 luglio Futuri spettacoli al teatro Alfieri, al Gerbino e allo Scribe — Carlotta Marchisio. Potrei questa volta far di meno della corrispondenza e risparmiare ai benigni lettori l’usata seccatura: ma quantunque oggi i teatri d’opera faccian riposo, l’Alfieri si aprirà fra breve con spettacolo d’Opera e Ballo per cura del Marchelli, il quale soddisfatto delle faccende del Balbo vuol tentare la fortuna su quest’altre scene, un po’ più pulite, se non eleganti, un po’ più severe, se non ridenti: quivi non c’è pericolo che la pioggia interrompa lo spettacolo, nè che il.fumo della Regia tolga la voce ai cantanti o veli le grazie delle silfidi; la frescura che viene dall’annesso giardino lilliputtiano è sufficiente a dichiarare estivo il teatro e le nuove abitazioni di cui va ricco tutto il quartiere che lo circonda gli assicurano un continuato concorso. Prima opera sarà la Contessa dY Amalfi, primo ballo Euticchio e Sinforosa; seconda opera Le Educande di Sorrento e novità.... zero. Per contro, al Gerbino, dove da qualche anno tace la musica, ei si promette non solo spettacolo d’opera, ma novità... antiche e moderne; novità antica è Così fan tutte di Mozart, colla quale verrà inaugurata, nella seconda quindicina del corrente mese, la stagione: novità moderna Le Bijou perdu, di Adam, o un’altra d’altro maestro francese, poiché di deciso invero a questo riguardo non c’è niente ancora. Poi la stessa impresa, che però è perfettamente anonima, promette, almeno sui giornali, di dare un grandioso spettacolo in autunno e carnevale al teatro Scribe, in cui si avrebbe prima la Mignon di Thomas, poi il Fra Diavolo di Auber con balli adatti all’importanza del teatro, chiamato cosi a surrogare il Carignano chiuso, dicono a motivo dei progettati ristauri già decretati dal Municipio, ma non ancora incominciati e nemmeno appaltati. Attendendo la fioritura, per me più che ipotetica di queste rose, mi tocca pur troppo compiere un dolorosissimo ufficio facendovi nota la perdita che Torino e l’arte melodrammatica faceva irreparabilmente il giorno 28 dello scorso mese. La Carlotta Marchisio, una delle celebri sorelle, cessava di viver dopo aver dato alla luce una bambina: colpita dieci giorni prima dalla sciagura di perdere l’unico figlioletto, confortava d’altra prole l’amato consorte e poi spirava nella viva certezza di raggiungere il caro primogenito. La Carlotta Marchisio, il soprano di bella estensione, era una di quelle artiste che chiamavano insieme l’ammirazione e la stima, il plauso e l’affetto, comechè valentissima e modesta, ricca di mezzi e studiosa, modello di donna e di madre. A 36 anni, quando appunto toccava l’apogeo della sua gloria e fatto buon uso del frutto di sue fatiche poteva in seno della famiglia riposando, goderle, ecco il dolore, spietatamente l’uccise e rende orfana la neonata e immerge in nuovo e più triste lutto la famiglia e la sorella Barbara specialmente, la quale ha deciso di lasciare per sempre le scene. Oh quanto è crudele la morte! PARIGI, 2 luglio. L Opéra ed i nuovi spartiti che sono pronti. — Le illusioni dei giovani maestri, sopratutto degli stranieri — Il teatro Italiano, e i due nuovi direttori. Avevamo qui cinque teatri di musica, non parlo di quelli ove si dà alternativamente musica e prosa: Y Opéra, TOpera-còmica, il teatro Italiano, il Lirico e l’Ateneo. Aggiungendo i Buffi, si compie la mezza dozzina. L’Opera-comica ed i Buffi han chiuso le loro porte, perchè profittano della state, quella per ristaurare la sala, questi per andar a dare delle rappresentazioni a Londra... e in altri siti. Il teatro Italiano ha finito la sua stagione ed aspetta di sapere a chi il Ministero concederà la novella direzione, se a Verger o ad un signor L... (per ora non si dà di lui che la sola iniziale). Il Lirico, incendiato in parte dalla Comune, non è ancora rifatto. L’Ateneo è fallito, o almeno il Martinet che lo dirigeva. Di sei teatri non ne resta dunque che un solo; Y Opéra. Ora siccome questa benedetta Accademia di musica, com’essa s’intitola, non dà un nuovo lavoro che oo-ni anno bisestile, ho poco o nulla a dirvi in fatto di novità teatrali. Da quanto tempo vi ho parlato della Coupe du roi de Thulé,