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228 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO I s 1 i l’opera del giovine maestro Diaz che risultò vincitore al concorso! Ebbene, è ancora alle prove, nè gli astronomi hanno ancora potuto calcolare il tempo che passerà fin che non sarà pronta ad essere rappresentata. Dopo di essa, tre compositori non di primo ordine, ma primi tra i secondi, ambiscono di far rappresentare la loro. Essi sono: Mermet, Reyer e Membreé. Il Mermet ha già fatto rappresentare Orlando a Roncisvalle, con un discreto successo. Ma dovette aspettar undici anni per ottener l’onore di far ammettere il suo spartito aV Opéra. Il Reyer non fu troppo felice col suo Erostrato ultimamente; oltre di che avendo ritirato il suo spartito, non rimase in troppo grande armonia col direttore del teatro Finalmente il Membrée ha un’opera in cinque atti, intitolata lo Schiavo, della quale ha fatto eseguire in sale private varii frammenti, che sono stati molto applauditi. Ma bisogna giudicarli alla scena. Del resto il Membrée non è mica un esordiente. Egli ha già dato all’Opéra un lavoro in due atti intitolato Francesco Villon. che ebbe un numero assai scarso di rappresentazioni. Ci sarebbe anche il Maometto di Vaucorbeil, ma siccome questi è commissario del governo presso i teatri lirici, non vuol mettersi innanzi per non far credere che si vale della sua posizione per far accettare la sua opera. Non è già tutto. Dopo di aver parlato di maestri minori, è d’uopo che aggiunga qualche parola per quelli d’una sfera più alta. Ve n’ha due: uno francese, Ambrogio Thomas, che ha pressoché terminata la sua Psiche: un altro italiano, Verdi, di cui VAida è tanto desiderata dal direttore dell’Opera. Non parlo che per semplice memoria di Gounod, che non sembra troppo inclinevole a dare la sua opera. Quanto a Vittorio Massé, Paolo e Virginia è piuttosto un’opera comica, e sarà più facilmente data alla sala Favart. Come vedete. non sono già le opere nuove nè i compositori che mancano. Ma quando sarà dato uno dei varii spartiti nuovi che ho testé enumerati? Se bisognano più di sei mesi per provarne uno, calcolate un po’ gli anni che scorreranno prima di vederli tutti in scena! E v’hanno giovani compositori stranieri (voglio dire stranieri alla Francia, italiani per esempio, spagnuoli o polacchi) che si affidano di far accettare le loro opere all’Accademia di musica e di vederle rappresentate! Qual dolce illusione! Ma l’uno pretende che il direttore è amico intimo del cugino d’un suo vicino; l’altro che ha una possente commendatizia dell’amica del segretario del Ministero; un terzo propone di pagare le spese (come se questa invereconda usanza fosse ammessa qui); tutti insomma sperano. Lasciamoli sperare. Anche il Verger spera avere la direzione del teatro italiano; e non voglio dire che non l’avrà. Peraltro mi sembra assai diffìcile. Ed ecco perchè penso a questo modo: il Verger pubblica la sua difesa in brochure, fa parlare dei suoi dritti nei giornali, si aiuta il più che può; l’altro, il suo competitore, quel tale sig. L. non parla, non scrive, non dà segno di vita. Ne conchiudo che è sicuro del fatto suo Se ne dubitasse si aiuterebbe a sua volta. Invece non ha neppur risposto alla lettera stampata che il Verger ha diretto a Giulio Simon, ministro dell’istruzione pubblica, dal quale dipendono i teatri. Vuol dire che non l’ha creduto nè utile, nè necessario, e che ha la sua nomina in tasca. Nella lettera diretta dal Verger al ministro Giulio Simon, è provato con le cifre che, nei tre mesi di marzo, aprile e maggio, che il teatro Italiano è stato aperto, la direzione ha speso 248.678 franchi e che ne ha incassato 153,929: vale a dire che ha perduto 94,748 franchi, sicché crede aver diritto di continuare a dirigere il teatro per poter ricuperare questa somma e far sparire il deficit. A mio avviso, temo che se continua al modo stesso col quale ha cominciato, invece di rifarsi della perdita subita, perderà altre somme, e più considerevoli. Infatti, in questi tre mesi, la direzione non ha dato grandi artisti. Per tre mesi il pubblico non si è mostrato troppo esigente; ma per una lunga stagione non sarebbe cosi facile a contentarsi. Nel quadro delle spese, veggo che le somme pagate per tutti gli artisti — e sono stati numerosi! — è stata relativamente tenue: meno di centoventimila franchi al mese. Quando il Bagier dirigeva il teatro Italiano, e che doveva pagar la Patti, la Kraus, Fraschini, Niccolini’, ed una intera compagnia di artisti di vaglia, le spese mensili per gli artisti giungevano ad una somma ben più considerevole. Del resto, ho voluto tenervi a giorno della situazione, senza prender la difesa nè di Verger, nè del suo competitore. L’importante è che il teatro Italiano sia riaperto e che ritorni al primo splendore. Sia chi vuole che ne abbia la direzione. Ad ogni modo la soluzione non può tardare. E credo nella prossima lettera potervi dire quale dei due sarà stato nominato direttore. LONDRA, 24 giugno. Le Due giornate di Cherubini al Drury Lane — Spettacoli in gestazione al CoventGarden — La Granduchessa di Gerolstein al teatro St. James e la signorina Schneider — Altre notizie. (Ritardato) Al Drury Lane, Le due giornate di Cherubini furono rappresentate il giorno 20 con discreto successo. Il teatro non era affollato, come d’ordinario, ma la scelta dall’uditorio suppliva al numero. Faccio menzione della scelta dall’uditorio poiché tutti i giornali l’osservarono, e poiché quegli eletti componenti il pubblico con meraviglia somma degli artisti rimasero soddisfatti soddisfattissimi della rappresentazione. Questo fatto se non riesce a credito grande dell’intelligenza musicale degl’inglesi fa certo onore alla loro generosità; poiché il discreto successo è dovuto interamente al nome del Cherubini, certo non alla rappresentazione della sera, che fu per ogni verso meschina. Non starò a tesservi la storia del libretto delle Due Giornate che voi ben conoscete, e nemmeno entrerò in particolari sopra una musica, che è sommo capolavoro, e che bisogna udire più d’una volta per gustare ed apprezzare pienamente. I principali artisti, che vi presero parte, furono la Titiens, la Marie Roze, Vizzani, Agnesi e Foli. Giova credere che, a dispetto dell’insuccesso pecuniario della prima rappresentazione, l’opera verrà replicata. Salvo questa eccezione, tanto all’uno che all’altro teatro le repliche hanno fatto il servizio della, settimana! Colle Due Giornate sono finite le novità del Drury Lane. Al Covent Garden si stanno da alcun tempo facendo le prove del Guarany del Gomez, ma quest’opera non andrà certo in scena nel mese corrente. Nei primi del mese entrante sarà ripetuta per la terza volta la Gelmina del principe Poniatowski. Dire che la musica della Gelmina è parto d’un genio non è certo possibile; ma è l’opera d’un gentiluomo; ed è al gentiluomo che è reso l’onore della terza rappresentazione di uno spartito che certo non vivrà lunga vita. Non è sorprendente che il Costa abbia voluto abbandonare l’Italia per l’Inghilterra ed essere il direttore d’orchestra del Covent Garden. Chi dirige a questo teatro bisogna che metta da banda la propria volontà e abilità e segua i consigli dell’impresario e d’altre persone. Al teatro francese (Si. James) brilla nella Granduchessa di Gerolstein la signorina Schneider. I prezzi sono stati quasi sempre radddoppiati per la di lei stagione, e nonostante la sala è piena seralmente. I giornali non si scordano di far la morale, ma il pubblico, se pur la legge, fa il piacer suo, e va ad ammirare egualmente la popolare diva di Offenbach. La Schneider è sempre fresca, come freschi appaiono seralmente i suoi ricchi diamanti. Un’altra compagnia francese, quella dei Bouffes Parisiennes è acquartierata al teatro del Globe nello Strand. L’opera in corso e che piace molto, è l’Oeil Crevé. Notizie musicali di Boston continuano ad arrivare giornalmente. Sembra che T orgoglioso progetto di Gilmore sia completamente riescilo. Sta per far capolino una nuova compagnia di canto inglese sotto la direzione della Parepa Rosa, la quale pure intende fare il suo tentativo per stabilire un teatro nazionale! Ora la Parepa Rosa sta compiendo una breve scrittura con Gye. -c. LONDRA, 2 luglio. Rigoletto e Marta al Drury Lane — Il tenore Campanini e la Nilsson — Spettacoli — del Covent-Garden — Linda di Chamounix — L’Albani. Le opere rappresentate al Drury Lane nel corso della settimana ultima sono Rigoletlo, Faust, Lucrezia Borgia e Marta. La prima e l’ultima di queste quattro opere sono state rappresentate per la prima volta in questa stagione. Nel Rigoletto si distinse la simpatica cantatrice americana, Miss Clara Luisa Kellogg, la quale nelle vesti di Gilda riportò un vero trionfo, letteralmente dalla prima all’ultima scena. Il Mendioroz cantò egregiamente la musica di Rigoletto, e sarebbe stato un Rigoletto perfetto, ove egli avesse saputo aggiungere l’eccellenza dell’azione all’eccellenza del canto. Il Campanini credette probabilmente di aver riportato un nuovo trionfo nella parte del duca, ma il poveretto fece fiasco. Ebbe sì degli applausi, ma non furono certo la manifestazione del pubblico pagante, il quale rimase assai poco soddisfatto. Il Campanini adatta la musica ai propri mezzi vocali, ma lo fa in maniera, che anche gl’inglesi, sì poco intelligenti come sono, cominciano ad accorgersene. Le parti di Mad