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262 GAZZETTA MUSICALE DI MIL ANO zie non vengono mai sole, cosi oltre al non avere la Lotti, oltre al non gustare La Forza del Destino die tutti gli anni ei si promette invano, ei troviamo nella dolorosa certezza di avere a subire il Tannaüser o il Lohengrin di Wagner, col relativo accompagnamento delle lunghe disquisizioni in proposito che prima e dopo ei verranno ammanite dai fanatici adoratori dell’antimelodico maestro. E. NAPOLI. 30 luglio. La Sonnambula al Fondo — Concorso al Posto di Direttore di musica all Istituto dei Poveri — Carafa e Giannetti. La Sonnambula al nostro Mercadante fu eseguita dalla Repetto-Suardi, dal Montanaro, e dal Brignole, e l’esito ne fu parzialmente eccellente, e complessivamente discreto. La Repetto, debbo ripeterlo pure questa volta, è una delle poche artiste che vocalizzino benissimo, e aggiungo dopo averla udita nella Sonnambula, che sa dare alle frasi musicali l’accento che loro è più proprio. In più d’un brano sfoggiò grazia, leggerezza e sentimento. Ella fu benissimo accolta cantando: Come per me sereno, e sopra tutto il delizioso andante: Sovra il sen la man mi posa, che disse con bravura e ardimento nell’emissione delle note acute. Nel resto il suo canto è stato perfetto, e condito, anche troppo di fioriture, comunque squisita la maggior parte. Egregia e lodevole in tutte le diverse gradazioni di questa delicata parte di giovanotta, la Suardi-Repetto cantò l’aria finale, slancio supremo d’una gioia ineffabile, stupendamente. — Gli applausi per lei non si fecero aspettare; anzi scoppiarono fragorosi, continui; ma dirò pure importuni perchè col loro impeto coprivano la voce dell’egregia cantante in quei momenti in cui essa spiccava più limpida e ardimentosa le sue note più acute. Il Montanaro diletta col suo canto appassionato, e con la dolcezza delle’ sue note le quali spiegansi graziosamente ai più cari affetti belliniani. Il Brignole, che il Trisolini scritturò appositamente per la parte del Marchese, fu minore della sua fama. Scelleratamente eseguirono i cori, male le seconde parti; bene T orchestra. Ieri è stato l’ultimo esperimento pe’ candidati al posto di Direttore generale della musica nel Regio Albergo dei Poveri e •Stabilimenti simili. Le prove furono molto serie; trattossi di scrivere sopra un quesito musicale sul genere didattico vocale. Il tema versava sul modo di ottenere nel più breve tempo delle buone coriste da teatro, essendo nell’Albergo gran numero di fanciulle. La seconda prova fu destinata alla disposizione a 4 parti di un basso, e fra’ molti scritti dei componenti la Giunta di esame, la sorte fu favorevole ad un tema del Comm. Rossi nel tuono di do tempo 2/r Per terzo esperimento i candidati dovettero iscrivere in quattro ore una melodia in mi bemolle, in tempo 3/4 che fosse atto ad esprimere gioia. L’ultima prova crebbe in difficoltà; trattavasi che i concorrenti dovevano seguitare a scrivere una idea sinfonica, accennata dagli esaminatori in due o tre misure, e questa strumentare per grande orchestra Messi in un’urna tutti i temi della Giunta di esame, fu estratto a sorte un’idea del Comm. Rossi, in mi bemolle. Con altra mia sarò in grado di palesarvi il nome di chi vinse tutte quattro le prove e ottenne quindi il posto. — Non vo’ dimenticare di dirvi che per alcune rinunzie si dovettero scegliere altri giudici, così che la Giunta di esame fu definitamente composta dei professori Fioravanti, Guercia, Poliodoro, Duyone, Rossi e Serrao. Questa nel suo seno acclamò presidente il Comm. Rossi e segretario il prof. Poliodoro. Una triste nuova ei giunse ieri l’altro. Il maestro Michele Carafa di Colobrano nostro concittadino è morto a Parigi nella tarda età di 85 anni. E pure passato da questa a miglior vita il maestro compositore Raffaele Giannetti. Nato a Spoleto, avea fatto i suoi studi nel Conservatorio di San Pietro a Majella; ed erasi stabilito in Napoli: scrisse due opere: la Figlia del Pilota e la Colomba di Barcellona rappresentate al teatro Nuovo e molta musica da chiesa e per camera. Il Giannetti non fu dotato di una fervida fantasia, ma era ben addentro nei segreti dell’arte; e tuttavia era modesto, affabile con tutti. Erasi dedicato, non volendo più scrivere pel teatro comunque le sue due opere avessero incontrato il pubblico favore, ad insegnar il bel canto; ebbe numerosi allievi, e diede qualche lezione alla Borghi Marno. Patì tre lunghi anni di una malattia terribile che aveva ricopertoli suo corpo di schifose croste, e mostrossi sempre paziente e rassegnato. Povero Giannetti, ancora giovine scende nel sepolcro; sia pace all’anima sua! L’Omnibus aspetta che il Musella interpellato risponda, per potere a sua posta dar mala voce al povero Acuto, e accontentasi di dir poche cose al mio indirizzo. Attendo il responso dell’oracolo delfico per farci su le chiose; pertanto concedetemi che questa volta mi taccia; se gli associati ée’Omnibus sonosi rassegnati a leggere sempre del Musella, de’suoi portenti e deifi empietà de’suoi contraddittori, non credo sieno intenzionati i lettori della Gazzetta a udirne a parlare sempre in ogni numero. Contentatevi perciò che vi dica aver il nostro solerte, (perchè dovrei dar dispiacere al vecchio Omnibus, chiamando il Musella negligente?), bandito un concorso per ventun posto di coristi tra uomini e donne. Basteranno all’uopo nella grande stagione? L’Omnibus dirà che sono superflui, io invece affermo che sono il soccorso di Pisa. Vedremo chi ha ragione. Aggiungo pure che fra gli scritturati sono il Collini e lo Sterbini, almeno questa voce si è sparsa. Se in questa settimana il Musella avrà risposto, per mezzo dell’Omnibus, riparlerò nella ventura settimana. ^vCUTÓ. PARIGI, 31 luglio. Morte di Carafa — I pretendenti al suo posto dell’Istituto — I Concorsi del Conservatorio — Un novello baritono — Massè e la sua nuova opera. Non so se posso dire parlando di Carafa, che abbiamo perduto in lui il Nestore dei compositori italiani: credo che ottantacinque anni sono più che sufficienti per questo titolo; ma potrebbe trovarsi in un punto qualunque dell’Italia qualche maestro, noto o ignoto, che ne conti ottantasei e che avrebbe diritto di reclamare. Checché ne sia, Carafa è morto, e la sua morte sarà uiile a qualcheduno, che senza desiderarla l’aspettava e trovava che non s’affrettava molto. Voglio dire che Carafa essendo membro dell’Istituto lascia un seggio vuoto, seggio fortemente ambito da due o tre aspiranti all’immortalità. Chi lo avrà? Quegli che lo merita, risponderete. V’ingannate. Lo avrà quegli che è più stretto d’amicizia, con la maggioranza dei membri attuali dell’istituto. Questi voteranno per lui. A mio avviso, nessuno pel momento almeno, merita un posto all’istituto. Se lo contendono Reyer, Bazin, Poniatowski, Elwart e forse sorgerà qualche altro. Esaminiamo un po’ i titoli di ciascuno dei pretendenti. Reyer ha scritto un’opera in due*atti al teatro Lirico intitolata La statua, che ebbe un successo discreto, ma soltanto discreto. Ne scrisse un’altra per Y Opéra, che aveva per titolo Erostrato. anche in due atti, e che ritirò dopo la seconda rappresentazione. È culto. Egli scrive le appendici di critica musicale al giornale dei Débats; siccome volendo può sferzar i membri dell’istituto quando scriveranno delle opere, per esempio Thomas, Gounod, F. David, Massè, questi non gli ricuseranno il loro voto. Sic itur ad astra. Così si sale all’Istituto. Il principe Poniatowski avrebbe più diritto di tutti; ha scritto, oltre un gran numero d’opere italiane, Pierre de Médicis all’Opéra e con successo. Ma il Poniatowski ha tre gravi torti: è principe, è bonapartista ed è assente. Come volete che riesca! Se fosse un semplice figliuolo di proletario; se quando Napoleone III cadde, egli che fu beneficato da lui, gli avesse voltato le spalle e fosse divenuto repubblicano; se infine, invece di essersi ritirato a Londra ove vive dando lezioni di