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GAZZETTA MUSICALE DI MILANO 317 4^ Tutti i giornali raccontano a proposito della bella signorina Gallmeyer, la Schneider di Vienna, che canta ora nella Vie parisienne a Praga, che un critico drammatico, il signor Heller, essendosi fatto lecito di biasimare il favore del pubblico per quest’artista, ella se ne vendicò intercalando nella sua parte un epigramma, nel quale il sig. Heller si trovava crudelmente schernito, e che l’epigramma fu ripetuto da tutti gli astanti. In seguito a questo bis il signor Eller avrebbe dichiarato nel suo giornale di rinunciare alla lotta, e che quindi innanzi si asterrebbe perfino di scrivere il nome della signorina Gallmeyer.

  • L’onorevole ed importante casa editrice musicale C. A. Spina, di Vienna

passa nelle mani del signor Federico Schreiber, sotto la ditta: C. A. Spina’s Nachfolger (successore di C. A. Spina). 4^ E annunziata la prossima pubblicazione in Firenze di un nuovo giornale musicale-teatrale, che porterà in fronte il caro nome di Bellini. 4^ Un duello terribile, scrive un giornale francese ebbe testé luogo in America. Due musicisti, uno dei quali aveva gravemente, offeso l’altro, si sono battuti... al pianoforte. Il combattimento durò quarantott’ore; senza prendere cibo nè bevanda, senza arrestarsi un momento i due avversari picchiarono i tasti del proprio strumento. Erano vietati i ballabili; però l’uno dei due duellanti suonò 580 volte di seguito il Miserere del Trovatore. Infatti il cielo ebbe misericordia, e mentre stava per incominciare la cinquecento ottantunesima esecuzione, mori d’accidente. L’avversario fu trasportato in fretta all’ospedale, ed è in pericolo di vita. I quattro testimoni danno segni d’alienazione mentale; quanto ai pianoforti sono sconquassati. E i lettori? jf- Il Municipio di Roma va tappezzando le case di epigrafi, e fa benissimo. Il sommo Rossini meritava la sua e l’ebbe sulle mura della casa in Via Leutari, n. 35 da lui abitata, del seguente tenore: Abitando questa casa Gioacchino Rossini Trovò le armonie sempre nuove del Barbiere di Siviglia S. P. Q. R. 1872. L’editore di musica Tito di Giovanni Ricordi ha fatto acquisto, col mezzo dell’Agenzia del Trovatore, della nuova opera del valente maestro F. Schira, Lia, libretto di M. Marcello. Sta per pubblicarsi a Cordova un giornale di musica: Ei rinculo musical, il quale promette ai suoi abbonati regali di musica, biglietti di lotterie e persino un pianoforte del valore di 5000 lire! Nel venturo carnovale verrà inaugurato un nuovo teatro a Salò. Dicesi che sarà elegante e potrà contenere 1200 spettatori. 4^- Il teatro Nazionale di Pest corse pericolo di venir distrutto, giorni sono, dal fuoco. Per buona fortuna si potè a tempo domare le fiamme, e i danni furono lievi. ¥ Il maestro Neuendorff ha locato per un anno il teatro del Tammany Hall in Nuova York, per 10,000 dollari, e col primo del prossimo ottobre ne farà l’apertura. Egli ha scritturato due compagnie alemanne, una drammatica e l’altra lirica.

  • Il fabbricatore di pianoforti Bòsendorfer a Vienna, ha messo gratuitamente

a disposizione di quel Conservatorio, nientemeno che 20 eccellenti pianoforti. ★ E in Milano, di passaggio, il signor C. Poisot, fondatore del Conservatorio di musica di Dijon, redattore del giornale il Ménéstrel di Parigi. CORRISPONDENZE NAPOLI, 19 settembre. Il Furioso di Donizetti al teatro Rossini — Norma al Politeama — Il Camoens al Mercadante. Lo scorso sabato aperse le sue porte il teatro Rossini, con l’opera del Donizetti II furioso all’isola di San Domingo, come già vi scrissi. Composto per uno dei teatri di Roma nel 1833, questo spartito, onde la parte protagonista fu scritta appositamente pel celebre cantante Ronconi, che mi hanno detto essere stato ai suoi di ammirabile sotto la scompigliata foggia del pazzo per amore, altro non è che un abbozzo delle opere più felici che il grande compositore bergamasco scrisse di poi. Nel primo atto fece bellissima impressione la nota romanza del baritono: Raggio d’amor parea, ed il sestetto che forma il finale del secondo atto, e che servì di sostrato al bellissimo finale della Lucia. Non so se il signor Perelli, che è il solerte impresario della scorsa stagione invernale, abbia dissotterrato questo mediocre lavoro nel fine di offerire una quasi novità ai presenti frequentatori del teatro, o per fare cosa grata all’egregio artista Mastriani. È mio credere che, nell’un caso o nell’altro migliore, partito sarebbe stato quello di far rimanere il Furioso ancora per qualche tempo a S. Domingo, o tra la polvere degli scaffali. Moltissimi anni sono, su codesta Gazzella a proposito d’una riproduzione del Pirala parlossi molto bene circa l’opportunità di disseppellire, i lavori poco noti o i primi di grandi maestri. Nel vedere come generalmente in Italia comincia ad aver voga e balena per la mente di più il pensiero di mettere in scena anticaglie, e di quelle segnatamente che non sono più in grado di essere esposte con molta probabilità di buon successo, consiglio la riproduzione dell’articolo di cui feci parola. Ed ora dell’esecuzione di questo Furioso. Il Mastriani che è un cantante di gusto, ed un artista intelligente, rende benissimo quel selvaggio vigore che informa la parte di Cardenio e perciò quest’opera debole sarà tollerata pér molte rappresentazioni ancora. Col Mastriani cantarono una prima donna Ruffino, un tenore Cosmi, l’Apolloni, buffo, e il basso Gisella. I primi due sono esordienti al certo; il loro impaccio in scena e nel cantare me ne fanno guarentigia. La prima ha poca voce, il secondo sebbene ne abbia molto di più, non esce dalla categoria dei cosi detti tenori leggeri, ma i suoi mezzi vocali abbisognano ancora di essere sommessi ad una rude disciplina. Il buffo Apolloni è molto bravo, e v’assicuro pel Rossini un comico di qualche valore, che non desse nello scurrile, nel plateale era desideratissimo. Il Savoia era una vecchissima conoscenza, ma e poi è diventato un po’ afono; gli altri un solo carattere e pulcinellesco, applicavano a qualunque parte, e vestivano con le fogge stesse, e le medesime caricature appropriavano vuoi al Dulcamara, vuoi al Don Magnifico, vuoi al Don Bartolo. Benvenuto dunque l’Apolloni. L’orchestra andò bene; è composta di eccellenti professori ben guidati dall’Ammirato. Aspettasi presto la messa in iscena del Pipelet, probabilmente con la Melloni. Il Mastriani non canterà a questo teatro in tutta stagione ed è un vero dispiacere per gli ammiratori di questo egregio artista, cui la nostalgia ha un po’ pregiudicato la carriera. Se non erro è scritturato per uno dei teatri di Palermo. Al Politeama si rappresentò domenica la Norma. Questa volta il carattere della protagonista veniva interpretato della Attanasio benissimo. Questa prima donna ha davvero ingegno, passione, una voce calda e simpatica e mostra dovunque molto zelo, Il tenore Parisotti cantò anch’esso bene. Ed ora dovrei parlarvi del Camoens, opera del sig. Pietro Musson! su versi del Golisciani andata in iscena al Mercadante, ma noi vo’ fare dopo una sola udizione. Quello che posso dirvi è che il maestro consegui un trionfo tale che nè Rossini, nè Donizetti, nè Bellini, nè Mercadante. nè Verdi ebbero al certo nelle opere con cui esordirono. Il maestro Mussoni sarebbe mai sceso nell’aringo musicale con un capo lavoro? Gli si può offrire la corona d’alloro? Credo che forse i suoi amici di ciò si occupino, ma io che non intendo farmi complice di coloro che con assai e malintesa compiacenza si fanno ad apprestare la rovina d’un giovane proclamandolo grande ingegno solamente perchè condusse a termine un’opera, con l’altro corriere mi farò a manifestare su quest’opera la mia opinione schiettamente, nettamente e senza ambagi. Per ora do luogo alla gioia de’ parenti, ai mi rallegro degli amici, ai complimenti che al maestro si fanno su tutta la linea. M’auguro ancora che i grati profumi delle vivande e P eco dei brindisi siensi dileguati, nè credo che il maestro voglia nuovamente riunire i coristi e l’orchestra a convito, e allora verrò io a parlare e lo farò con quella franchezza che non mi fhce finora difetto. Sappiatevi adesso che non meno di ventitré furono le chiamate al proscenio, vi ebbe chi pretendeva pur qualche replica di pezzi, ma quelle voci restarono senza eco. L’ese