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324 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO

  • Il signor Emilio Mendel annunzia nel Paris-Journal che uno dei più illustri

ed intelligenti antiquari francesi ha testé fatto l’importante scoperta di due splendidi arazzi antichi dei Gobelins rappresentanti l’uno il 4.° atto del Rolando di Piccinni, l’altro il 3.° atto dell’Armida, di Gluck. I personaggi vi sono raffigurati quasi in grandezza naturale e sono meravigliosamente belli. Il Conservatorio di Lione s’aprirà il l.° ottobre prossimo, sotto la direzione del signor Edoardo Mangin. Gli studi vi saranno regolati in conformità dei programmi del Conservatorio di Parigi. Nella banda musicale del 78.° Reggimento fanteria, è rimasto vacante il posto di Capo-musica. S’invitano coloro che vi aspirassero, a presentare le loro domande, corredate dai documenti prescritti e dai titoli comprovanti l’idoneità al Consiglio d’Amministrazione del Reggimento, in Cuneo.

  • Il Municipio di Bellinzona (Svizzera) ha aperto il concorso al posto di

maestro della Scuola musicale e della Banda di quella città. — L’onorario è da’1200 ai 1500 franchi annui, oltre a qualche provento.

  • Due opere nuove verranno poste in iscena nella prossima stagione al

teatro Garibaldi di Palermo: una del maestro Giovanni Avolio, Rosetta la giardiniera; l’altra del maestro Gaetano Impallomeni, Dianova o Gli amanti fiorentini. > La città di Castrogiovanni (Sicilia), ha decretato di innalzare due busti in marmo, ad onore di due suoi concittadini: i maestri Coppola e Chiaromonte.

  • Vediamo annunziata la prossima pubblicazione in Torino di un nuovo

giornale politico-umoristico e teatrale, Il Mago.

  • La Repubblica di San Marino, ha nominato cavaliere il professor Carlo

Montanari, uno fra i migliori maestri del R. Istituto musicale di Parma ed autore di.uno stimato studio per contrabasso.

  • Al teatro di Casale si vuole nell’autunno mettere in scena una nuova

opera, Carlo il temerario del maestro Geremia Piazzano, direttore della Cappella di S. Gaudenzio in Novara. CORRISPONDENZE ROMA, 18 settembre. Roma coput mundi — Mastro Jacovacci ed i suoi scritturati — Promesse d’Apollo — Promesse dal teatro Valle — Rabagas. (Ritardato) Se fra la mia ultima corrispondenza e la presente sono passate alcune battute d’aspetto, non me ne vorrete muover rimprovero. Roma caput mundi è invece la coda dell’arte musicale, e da parecchie settimane non abbiamo avute novità di sorta. Ora son venuti a ridestarci i manifesti di Mastro Jacovacci, il quale aprirà le sue porte, o per dir meglio, quelle del suo teatro Apollo, la sera del 28 corrente. Già gli artisti sono alla piazza (stile teatrale) e se qualcuno ancora ne manca, non tarderà a fare il suo ingresso nella città dei Cesari, dove tremendo echeggierà il suo si bemolle. È giunto il Bulterini che vogliamo sperare sia ristabilito dalla indisposizione che gli vietò di terminare le rappresentazioni a Udine; è pure fra noi il tenore Ambrosi proveniente da Stoccolma e accompagnato dalla sua maestra di canto, la signora Candiani. E cosi vi potrei nominare tutta la falange canora che avrà l’arduo incarico di ristorarci le orecchie nel prossimo autunno. Povere orecchie! ora sono lacerate dalle voci degli strilloni, alias venditori di giornali che spacciano la loro merce per le vie di Roma, e dai tromboni della Guardia Nazionale che suonano il solito concertone il giovedì e la domenica. Sotto quali auspici si presenta la stagione dell’Apollo? L’elenco degli artisti di canto racchiude nomi rispettabili. Il teatro si aprirà col Ruy Blas del Marchetti, opera che conta molti trionfi e pochi capitomboli, fra i quali uno solenne che le toccò qui a Roma, or fa un anno e mezzo. Si disse che allora era caduta per l’infelice esecuzione, e son disposto a crederlo. Ma non vorrei che altrettanto avvenisse questa volta. Il Maurel è artista superiore ad ogni esigenza, ma non credo che la Giovannoni sia veramente la cantante che si richiede in quest’opera. Quanto al Bulterini l’ho udito altrove, precisamente nel Ruy Blas e non ei faceva una brillantissima figura, mentre invece era applauditissimo, e meritamente, in altre opere. Vi è adunque pericolo che con un pregevole spartito e valenti artisti, non si ottenga il desiderato successo, o per incompatibilità d’umore fra questi e quello si abbia un matrimonio poco felice tra l’opera e i suoi interpreti. Del resto mi rassegnerei volentieri ad essere falso profeta. Al Ruy Blas terrà dietro la Mignon, novità per Roma, nella quale esordiranno la Sainz e l’Ambrosi; poi il D. Carlos, con la Pantaleoni. la Giovannoni, il Bulterini, il Maurel ecc. E finalmente l’opera nuova del maestro Libani, il Conte Verde, libretto del D’Ormeville tratto dalla storia di casa Savoia. Il Libani è un giovine simpatico, studioso, molto amato e stimato nella società romana. Nulla conosco di questo suo spartito per potervene dar contezza, ma ho udito qualche anno fa a Firenze un’altra sua opera, Gulnara, che non poteva dirsi felicemente riuscita, ma rivelava nel suo autore un giovine d’ingegno. Fra breve si aprirà con spettacolo musicale anche il teatro Valle. Ma F impresa commette l’errore imperdonabile di rappresentarvi opere serie e grandiose, Poliuto e Attila, mentre il Valle sarebbe convenientissimo per le opere buffe e di stile leggiero. E notate che fra gli impresari mi dicono vi sia pure un buffo, il Papini! Costoro fanno grande assegnamento sul tenore Gulli, ch’era il Mario, il Tamberlich, il Rubini del Politeama romano nella scorsa stagione. Le prime donne saranno due; la vezzosa Maraldi ed una delle tante Brambilla sparse per l’orbe teatrale. Che il cielo la mandi buona a questo spettacolo che vorrebb’essere grandioso in un teatro in miniatura, ma temo assai che sia una speculazione sbagliata. Al Politeama abbiamo i cavalli e le amazzoni del Ciniselli. Per chi si diletta di siffatti spettacoli, la compagnia Ciniselli è il non plus ultra; al Capranica dà un breve corso di rappresentazioni Alamanno Morelli, con la sua schiera di valenti artisti, la Marini, il Maione, il Bassi ecc. Il manifesto prometteva un buon numero di novità. Il famoso Rabagas tanto contrastato ebbe già l’onore di due rappresentazioni. Alla prima vinsero gli applausi, alla seconda superarono i fischi del partito rosso che si è riconosciuto in Rabagas e si mostra furente di essere ritratto così al vivo. Avrebbero fatto meglio di non darsene per intesi; la bile che hanno sfogata in teatro è prova lampante che l’autore della commedia ha colpito nel segno. Del resto questo Ragabas, ove se ne tolga la satira politica assai felicemente riuscita, non è un capolavoro. I due ultimi atti sono debolissimi, ingarbugliati e difficilmente potranno ottenere venia presso un pubblico buongustaio. La stessa compagnia rappresentò Carmela, dramma del Marenco, nuovo per Roma. Splendida forma, ma soggetto vecchio ed azione fredda. Ora si aspetta un’Agnese del Cavallotti, ed il Ridicolo di Paolo Ferrari. Di quest’ultima produzione corrono voci favorevoli; l’autore verrà egli stesso a metterla in scena. Vi ho riassunto a mo’ di bollettino la situazione teatrale a Roma. Fra pochi giorni incomincerà la grande stagione musicale e drammatica, ed allora il vostro corrispondente si desterà davvero dal lungo sonno. Se oggi vi è parso ancora per metà addormentato, siategli cortesi di benigno compatimento. fiGENOVA, 24 settembre. La Norma al Doria — Un tenore fischiato — La Norma e il porco — Serata di beneficenza — Bacigahippo — Monleone — Ruzzino — Festa dei lumini — Rabagas al Politeama genovese — il pubblico sovrano — Cancan inutile. Vi scrissi che l’impresa del teatro Doria avea preavvisato la Norma colla valente artista Fanny Scheggi, e questo annuncio fece si che nella sera del 14 andante il teatro fosse affollato per udire le magiche note di Bellini. Dopo la sinfonia, che fu applaudita, ed il coro d’introduzione eseguito un tanto al braccio, il pubblico cominciò a fare il viso dell’armi al tenore Pietriboni, il quale sino alla fine dell’opera cantò con accompagnamento di fischi, ben meritati, sì pel genere della sua voce che per il metodo di canto e per l’azione. La cosa recò danno agli altri artisti a cui non poteva piacere di assistere impassibili alle disapprovazioni dell’uditorio.