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372 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO M’auguro che queste gravi difficoltà sieno appianate e che o il Fraschini stesso o qualche altro eletto tenore trovi modo di appagare le giuste brame del maestro Verdi. Secondo i disegni del Musella dopo il Don Carlo, prima di provare bene Y Aida, si darebbero due altre opere: il Marin Faliero con la Ramirez-Roldan (1), e col Celada e De Bassini; il baritono Sterbini è ancora incerto, e declinerebbe il carico di esordire con un’opera che mai non ha eseguita e non ha torto. Dopo il Marin Faliero si rappresenterebbe la Maria di Rohan con la Maio a protagonista. Uno sguardo ai minori teatri: Trisolini non potè domenica aprire le porte del teatro Grégoire perchè avendo egli scritturato i coristi del S. Carlo, costoro, occupati nelle prove, non poterono prestar l’opera loro. Quindi è rimandata a sabato la prima rappresentazione de’ Puritani, e sul proposito noto che il basso Medini scritturato pel teatro Bellini di Palermo chiese ed ottenne lo scioglimento del contratto, e la parte sua fu affidata al basso Pisani. Il teatro Nuovo dopo cinque recite della Marta, fu chiuso; non abbiamo potuto avere per ciò l’agio di udire Y Elvina, e per buona ventura il solerte impresario del Rossini ha dato ospitalità a varii artisti rimasti inoperosi, fra i quali il Lambiase ed il Casaccia, e ad alcuni dei maestri già scritturati dal Ricci. Cosi udiremo il Cuoco, nuova commedia lirica musicata dal valoroso d’Arienzo. E poiché mi trovo a parlare del Rossini debbo lodarne l’impresa, che è dispostissima a favorire i giovani maestri. Così l’anno scorso fece scrivere per quelle scene il Palmieri, il Fasanari, l’Avolio e il Sarria che col suo Babbeo e Y Intrigante, rappresentato più di quaranta volte, fece entrare molti denari nella cassetta. Ora m questa stagione continuerà pure in siffatto lodevole sistema, e ne ha già dato una bella prova ripresentando la Carmosina del Sarria, e montando splendidamente il lavoro d’un giovane siciliano, Y Impallomeni. Questi composta una Fatima avevaia fatta rappresentare al teatro Garibaldi di Palermo. Il Perelli ha voluto riprodurla sul suo teatro, nè ha badato a spese, chè ha fatto dipingere cinque nuove scene, e scelse un vestiario ricco. Questo Fatima è il primo lavoro d’un esordiente e il pubblico, tenendo calcolo di tal qualità, lo ha incoraggiato applaudendolo a molti brani e alla fine di tutti gli atti. L’opera mostra l’inesperienza di uno che procede per una via mai battuta, ciò non ostante, qua e là presenta canti spontanei, chiari, e più d’un pezzo buono, fra i quali un duetto per tenore e soprano nell’ultimo atto ha forme regolari e caratteristiche e ritrae mezzanamente le situazioni drammatiche. L’esecuzione dell’orchestra fu degna di lode, quella degli artisti discreta in generale, buona quella delle due donne la Valburga e la Rufino. Per contrario al Politeama la Lucia, sebbene affidata ad altri artisti, non migliorò gran che; invece nei F ascari vi è,stata qualche innovazione e l’esito se ne avvantaggiò. Alla Pirola fu sostituita la Cabucci la quale esegui con grazia e sentimento la parte di Lucrezia e fu sempre applaudita. Stasera vi si eseguirà il Ballo in maschera con la Cabucci stessa con la Boys Gilbert e la De Fanti, due altre delle danneggiate dal fallimento dell’impresa del Teatro Nuovo. Il Franco ed il Medica eseguiranno le parte di Riccardo e di Renato. Sciopero nel Consiglio direttivo del Collegio di musica in S. Pietro a Maiella; i consiglieri Persico e Raffaele hanno rassegnato da qualche giorno la carica per motivi non sufficientemente giustificati e mossi da fatti e considerazioni personali più che da profondi dispareri intorno allo indirizzo dell’istituto e dell’amministrazione, come ho da fonte sicura. Il Settembrini poi pare non voglia più sentire parlare dell’ufficio di consigliere, ma l’illustre professore, occupatissimo com’è nel dettar lezioni e nell’altro uffizio ancor più faticoso di Rettore dell’università, non poteva recarsi alle adunanze, nelle quali sono riunite persone intelligenti di musica e cultori egregi di essa. Con questa ragione il Settembrini altra ne dà, ed è che egli non sapendo suonare neppure le campane in quel consesso stava proprio fuori di chiave. Vorrei continuare ma sul mio capo pende la spada di Damocle, e questa è la brevità che m’avete imposto. Risponderò dunque nel prossimo numero MY Omnibus il quale trova qualche nota da fare all’ultimo mio corriere, e usa un certo tuono lepido che non mi spiace a vero dire, chè lo stile dev’essere consono alla materia onde trattasi, e l’attaccare polemica pel Battista non è affare grave, parmi, nè pure per l’egregio direttore del più antico giornale italiano. (1) Da un’altra lettera apprendiamo che, trovandosi ammalata, la sig. Ramirez-Roldan ha. domandato all’impresa lo scioglimento del contratto a fin mie gli spettacoli non soffrane» danno e si possa in tempo provvedere. Nota della Redazione. Non per dare al Battista quell’importanza che l’arte non gli dà, ma per intendermi con l’Omnibus circa alcune quistioni generali che esso mette in mezzo, risponderò nel venturo corriere. A rivederci dunque. ACUTO GENOVA, 7 novembre. Poca sapienza delle imprese — Trovatore al Paganini — Le celebrità cadute — Un nuovo astro d’Euterpe — La Sonnambula — La Lucia — Un’emula in 48 della Rachel. D’una cosa non potei mai farmi una ragione plausibile, ed è del perchè le imprese, quando hanno acciuffato il pubblico, anziché accarezzarlo, lo indispettiscono. Questo fatto che si verificò e si verifica in tutti i teatri, oggi accade a Genova e precisamente al Paganini, dove da 15 giorni si avvisa l’andata in iscena dell’Anna Rosa e della Contessa d’Egmont nell’entrante settimana, senza che mai compariscano; il pubblico si era raffreddato e indispettito tanto che l’impresa fu obbligata a riprodurre il Trovatore che comparve l’altra sera. Quest’opera di Verdi, come la maggior parte delle creazioni dell’illustre maestro, fece sparire il broncio, e una folla di spettatori accorse ed applaudì. L’esecuzione, quantunque si scorgesse precipitazione di concerto, fu ottima, e la Vialdi, d’Antoni e la Granerò ingigantirono meritamente nel favore dell’uditorio Tardi, ma a tempo, venne provveduto ad un basso (Zinelli) il quale fece buona prova di sè. e lascia sperare bene nella esecuzione della Romeo e Giulietta di Marchetti. L’altra sera, pure sulle scene del Teatro Nazionale, comparve la Sonnambula di Bellini, eseguita dalla signora Adelina Budel-Adami, Carrion e Marucco. L’impresa da molti giorni aveva in lettere da scatole pubblicato la prossima comparsa del cav. Emanuele Carrion, celebre tenore, e a far pesare ai genovesi la celebrità del tenore, aumentò il biglietto d’ingresso da L. 1. 30 a L. 2 Questo aumento mi provò sempre più la verità del mio premesso esordio, ed infatti non molti accorsero ad udire il celebre, e quei pochi si atteggiarono a giudici severi. Il Carrion fu un grande artista specialmente nel genere drammatico e perciò doveva trovare maggiori ostacoli, nell’interpretazione d’Elvino, personaggio importante nel sublime Idillio Belliniano. Il Carrion è sempre un cantante che si ode con piacere, ma essendo un astro nel tramonto, visibilmente si può intravvedere come egli arrivi anche a farsi applaudire a forza d’arte. Senza reticenze e con franchezza, vi dico che fui contento d’aver spese le mie due lire, per aver udita la signora Budel-Adami. Cantò la parte di Amina in modo inappuntabile, ha una gratissima voce e ben educata, del genere di quella della Galletti; parmi che questo sia già per lei il miglior elogio che si possa farle. Bene anche il Marucco nella parte di conte. Decorosa la mise en scène. E qui mi giova farvi presente un’anomalia di questo teatro, in cui vedete scritturate 3 prime donne, 5 tenori, 1 baritono e neanche un basso; meno celebrità, e più equa distribuzione di fatica. Non deggio dimenticare di dirvi che in questo teatro la scorsa settimana comparve la Lucia di Lammermoor con discreto esito, in cui si produsse il tenore Mancio artista che canta bene, sa quello che si dice, sta bene in scena, ma ha una voce poco aggradevole, che a forza d’arte riesce a farsi piacere. Ora attendiamo lo Zampa con Tiberini, ma io consiglierei il signor Novaro a lasciare il biglietto al prezzo primitivo; creda che alla fiçe si troverà più contento. Giovedì scorso si apersero i battenti del Carlo Felice con una compagnia francese il cui strombettato ornamento era madamigella Devoyod della Comédie Française di Parigi e annunciata quale emula della Rachel. Nell’Adriana Lecouvreur ammirai nella Devoyod una brava artista, ma niente di più; un paragone colla Rachel è impossibile, perocché nella morta artista v’era la scintilla del genio, in questa il convenzionalismo della riflessione. A y f. NrE INEDIA., 4 novembre. Il teatro Camploy ed il teatro Rossini — L’Ombra di Flotow. Les Brigands e Rabagas. Appena nidi il sol che ne fui privo. Il teatro Camploy, dopo poche rappresentazioni dell’Emani, si è chiuso e gli artisti si sono sparsi pel mondo. Non voglio indagare le cause di un tal fatto, nè deplorarlo per ragioni del tutto artistióhe,