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Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/424

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418 GAZZETTA MUSICALE DI MILANO stiario, accessorii, tutto gli è stato profuso, con lusso. Insomma si sperava moltissimo da questo lavoro, tanto più che il Massenet si era già fatto conoscere con un bel lavoro sinfonico, eseguito nei concerti popolari del Pasdeloup, ed intitolato Suite ei’orchestre. Non dico però che le speranze sieno state deluse, no; ma neppure che si sieno completamente avverate. Certo i plausi non sono stati risparmiati, ma per quanto il pubblico si sia mostrato benevolo ed. indulgente, l’opera del Massenet non è stata giudicata troppo favorevolmente dai conoscitori. E perchè? perchè il giovine maestro senz’essere precisamente della scuola dellVwcenire, sembra volersi preoccupare ancora più dell’orchestra che delle voci, ancora più dell’accompagnamento che del canto. Prima di colorire bisogna disegnar le figure del quadro; il Massenet trascura il disegno. Quel che egli possiede ad un grado superiore è ciò che si ottiene con lungo studio, quel che gli manca è ciò che si ha dalla natura. Egli ha più erudizione che immaginazione: sarà nn ottimo contrappuntista ed un mediocre compositore. La sua musica otterrà il suffragio dei sapienti e non alletterà il semplice uditorio d’un teatro. Esaminato dai primi professori del Conservatorio, il suo spartito non offrirà la menoma pecca; ma fatelo eseguire in un teatro, e salvo qua e là qualche pezzo veramente riuscito, il resto vi lascerà freddo, come alla lettura d’un bel discorso accademico; potete ammirarlo, studiarlo anche, ma non lo sceglierete quando volete dilettarvi. Certamente in quattro atti di che si compone il Don Cesare di Bazan, troverete qua una romanza, là una berceuse, più appresso un duetto, un preludio d’intermezzo tra i due atti, un’aria < he vi piaceranno appunto perchè questi pezzi sono, per eccezione, melodici. Ma nell’insieme, nel complesso, l’opera non vi farà quella grata impressione che avreste desiderata. Insomma il Massenet deve ancora più distaccarsi dalla scuola dei compositori dell’avvenire per ottenere il successo che agogna. Se ne è allontanato il più che ha potuto; ma non è ancora abbastanza. Egli vuol fare ancora troppo sfoggio della sua scienza, e questo è il suo torto principale. La scienza è un po’ come la generosità, bisogna che s’indovini, non già che sia decantata da chi l’esercita. Se il Massenet conoscesse l’idioma del Tasso come conosce tutti i segreti dell’orchestra, gli segnalerei il verso dell’autore della Gerusalemme. L’arte che tutto fa nulla si scopre, Nell’opera di cui vi parlo, l’arte che molto fa tutta si scopre. Oh! quanto volentieri darei in cambio di tutta quella cesellatura istrumentale qualche bella e buona frase melodica! Non vogliono capire questi neo-germani che l’idea, il concetto, il pensiero debbono primeggiare la forma, vale a dire la frase, il periodo. Siamo sempre là: un bel periodo sonoro, ma che dice? Nulla. Mi troverete un po’ severo pel giovine compositore; ma lo sono a causa della sua perniciosa tendenza. Se continua così non arriverà a farsi quel nome al quale avrebbe potuto aspirare se non avesse voluto dipartirsi dalla vera scuola di musica teatrale. Se persiste, peggio per lui; se cangia sentiero, riuscirà perchè ha fatto utili e profondi studi. A coloro che affettano di non voler scrivere pei semplici mortali, dirò sempre; scrivete musica da camera, sinfonie, quartetti, ecc.; sarete certi di trovar buoni giudici; ma se volete scrivere pel teatro non vi fidate alla sola scienza. Essa non basta. V’abbisogna anche l’immaginazione, senza la quale avrete una magnifica lanterna, ma senza il moccolo acceso. All’Ateneo il sig. Constantin, che è il direttore d’orchestra di questo teatro, ha dato anch’esso una nuova opera, un semplice atto, come vi ho detto al principio di questa lettera. Ma benché anch’egli conosca perfettamente l’arte dello strumentale, si è ben guardato di evitar la melodia. Al contrario, ne ha messo il più che ha potuto. E l’operetta ha avuto un felice successo. Nè era facile ottenerlo a fronte della Madama Turlupin, del Guiraud che si dà la stessa sera e sulla stessa scena. Ma quando il lavoro è bello, la vicinanza d’un altro lavoro anche bello non gli nuoce. Quasi tutti i pezzi di questa piccola opera sono stati applauditi. Un altro direttore d’orchestra aveva preso il bastone del comando. Ma quando il Constantin è ritornato al suo posto dopo l’esecuzione della sua opera, affine di dirigere la sua falange di professori per Madama Turlupin, il publico T ha acclamato, e gli ha fatto una vera ovazione. Ed era meritata, non già per T importanza del lavoro, ma pei suoi pregi. Boileau ha detto: Un sonnet sans defats vaut seul un long poème. Abbiamo avuto una bella riproduzione i.eV Hamlet all’Opéra. Faure è sempre inimitabile nella parte del protagonista, la signora Décriés che cantava per la prima volta quella d’Ofelia l’ha fatto con molt’arte e molto successo. fi. H dicembre. Gran Sinfonia-Cantata del Visconte d" Arneiro, a quattro voci, cori ed orchestra — Giovanna d’Arco, poema sinfonica dì Giorgio Pfeiffer — Il teatro Lirico a la sovvenzione.... degli altri teatri. L’avvenimento capitale della scorsa settimana in fatto di musica fu T esecuzione d’una grande Sin fonia-Cantata nelle splendidissime sale del Grand-Hotel, a benefizio degli emigrati dell’Alsazia e della Lorena. L’opera è del Visconte d’Arneiro, portoghese, e che credo vedrete fra non molto costà, essendo egli uno dei diplomatici che rappresentano il Re del Portogallo alla Corte di Vittorio Emanuele. Eccellente filarmonico e compositore distinto, il Visconte d’Arneiro mette a profitto le ore che altri passerebbe nell’ozio o nei piaceri per coltivar T arte musicale. Egli ha già fatto eseguire lavori di genere diverso, musica da camera, musica teatrale e musica religiosa. Ha scritto una Messa a 4 voci con organo od orchestra, che vuoisi molto bella: un ballo che è stato dato a Lisbona, ed ha pubblicato varie opere sia di canto, sia istrumentali. Insomma non è mica un semplice dilettante: è un compositore, e come tale è venuto a domandare il giudizio al pubblico francese, salvo a domandarlo fra non guari al pubblico italiano, come ad una suprema Corte d’Appello. Non credo per altro che questa suprema Corte casserà il giudizio di qui, e che è stato molto favorevole al musicista lusitano. Un’eletta schiera di amatori di musica, tutt’i critici del giornalismo, ed un uditorio composto di patrizii e d’artisti assai noti, erano riuniti sabato sera nella sala del Grand-Hotel. la più bella che abbia Parigi, e la più spaziosa. Una metà della sala era composta di centoventi coristi, sessanta di ciascun sesso, le donne tutte vestite di bianco, gli uomini in abito di sera, e dall’orchestra. Nel mezzo i quattro cantanti che dovevano dire i soli, i duetti, i pezzi a più voci; — due direttori: uno pei professori d’orchestra, l’altro pei cori, battevano il tempo. La Cantata-Sin fonica del signor d’Arneiro si svolge sul testo latino del Te-Deum, i cui versetti, contenendo ciascuno una idea diversa, offrivano al compositore altrettanti argomenti di pezzi musicali d’un’indole varia, ma propria a formare un tutto concorde. Per esempio del Te Deum laudamus egli ha fatto una larga e grandiosa introduzione con cori; il Tibi omnes è un solo di soprano; il Tibi chérubin un pezzo d’insieme con orchestra e coro, il le c/loriosus con recitativo e duetto tra tenore e baritono. e cosi via via; al modo stesso impiegato dal Rossini pel suo imperituro Stabat Mater. Tutt’i pezzi sono stati applauditi; ma quelli che hanno più entusiasmato l’uditorio sono il quatuor Tu ad liberandum d’un eccellente fattura, il Judex crederis, gran coro e preghiera, abilissimamente istrumentato, il Salvum fac, il Miserere che è anch’esso un quartetto, ed il gran coro finale sulle parole In le, Domine, speraci. Gli estetici hanno potuto osservare che, ad onta del gran merito dell’opera, della conoscenza perfetta che il compositore ha dello strumentale, e delle belle melodie di cui è piena la sua Sinfonia-Cantata, essa non serba costantemente il sentimento religioso, e cade talvolta negli effetti drammatici delle opere teatrali. Ma quale delle opere moderne di musica sacra è esente da questo rimprovero? Come ottenere l’intento voluto nel Judex crederis, per esempio, se non facendo per dir così un quadro dell’imponenza del Giudizio universale? Non v’è forse un sentimento drammatico anche nell’epopea religiosa, e chi può dire esattamente dov’è la linea di separazione che divide la grande musica religiosa dalla musica drammatica. Anche nello Stabat fu trovato dai critici francesi una tendenza agli effetti teatrali, come in quasi tutti gli oratorii. La Preghiera del Mosè è musica religiosa, ed è pur in un’opera scenica. Checché ne sia, e senza che io voglia aver la pretensione di risolvere una quistione assai grave, dirò che il successo della Sinfonia-Cantal a del signor d’Arneiro è stato ben lusinghiero pel compositore. Del resto, siccome egli si recherà in Italia, lo giudicherete voi stessi, ed il vostro giudizio farà legge. Qui tutti l’han consigliato di scrivere per la scena, e non sarò sorpreso se un giorno o l’altro leggerò in qualche giornale ch’egli abbia musicato un libretto, che sia risoluto a tentar le sorti d’una rappresentazione teatrale, sia al Teatro Italiano di Parigi, ohe gli aprirebbe facilmente le sue porte, sia in uno dei teatri d’Italia. Vuoisi anche che abbia bello a pronto un libro italiano. Un altro lavoro musicale che ha attirato l’attenzione del pubblico filarmonico e che è stato eseguito il giorno dopo (Domenica) al teatro della Châtelet è il poema sinfonico di Giorgio Pfeiffer intitolato Giovanna d’Arco. La parola sinfonico vi dice che non v’è parte vocale. Nullameno il compositore ha trattato con tanta maestria il quartetto delle corde ed alcuni degli strumenti da fiato che veramente si crederebbe che la melodia è espressa dalla voce umana. V’è sopratutto il primo pezzo, quello