Pagina:Gazzetta Musicale di Milano, 1872.djvu/43

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SI PTTBBLiaA. O3NI DOMENICA REDATOTORB SALVATORE FARINA Al presente numero è unito il Numero 3 della RIVISTA MINIMA. L’ESPOSIZIONE DI VIOLINI CREMONESI A VIENNA Ci perviene un diffuso programma intorno a questo importante ramo dell’esposizione mondiale che avrà luogo a Vienna nel 1873. Si sa che i violini cremonesi formano il desiderio di tutti i musicisti e l’oggetto di molte infruttuose ricerche scientifiche. Si vogliono penetrare i segreti d’un arte che ebbe splendori, ma non lasciò dietro di sè altro che vacue ammirazioni. Stradivario e Guarneri portarono nel loro sepolcro la ricetta dei loro miracoli di fabbricazione, e il violino si può dire morto con essi. I tentativi d’imitazione divennero mano mano più impotenti e le buone regole furono presto dimenticate. Si ebbe più tardi qualche buon violino, ma non buoni violini; cosicché la ricerca dei vecchi divenne sempre più appassionata e gli Stradivarius e i Guarneri divennero oggetti preziosi. Allora incominciarono le imitazioni e le contraffazioni. E pazienza e l’imitazione si fosse limitata alle parti esteriori (alla vernice, alla forma, alle f. f., alle teste ecc.) senza pregiudicare la costruzione interna, sebbene ciò nutrisca i pregiudizi! dei compratori, e possa dar occasione ad inganni e truffe passando di rivenditore in rivenditore; ma avvenne pur troppo il contrario. Una pubblica mostra, in cui vengano raccolti tutti o la maggior parte dei violini cremonesi esistenti, non è adunque un semplice pasto alla curiosità, ma ha una importanza scientifica grandissima, perchè offre maniera di stabilire col confronto delle varie scuole (dai più antichi prodotti del Lardelli e del Duiffoprugar allo Stradivario ed al Guarneri) le norme d’uno strumento perfetto. «Le numerose ricerche,, è scritto nel programma tedesco, fatte finora intorno a questo argomento, e specialmente quelle del fisico Savart, non poterono ancora far riconoscere per quali leggi acustiche questo modello di violino, scoperto dall’empirismo, sia precisamente e ad esclusione d’ogni altro, quello che risponde il più perfettamente alle esigenze dell’arte. L’empirismo che ha fatto scoprire questo modello, non superato e che sarà difficilmente eguagliato, degli Stradivarius e dei Guarnerius deve pure ricondurci sulle sue traccie.» «Il fabbricante intelligente che ha studiato questi istrumenti modelli in tutte le loro parti essenziali, senza negligere il legno di cui sono costrutti e la forma, conosce certo le condizioni necessarie per produrre questo suono bello, nobile e potente, che li distingue; e può anche sperare di costrurre strumenti ugualmente perfetti, pur che abbia a sua disposizione il legno della stessa qualità. «Ora se numerosi esempi venissero pubblicamente ad aprire la strada a questa convinzione, se fosse provato che per dare ai contemporanei e alla posterità dei prodotti d’egual valore non si ha che a procedere esattamente come i fabbricanti italiani, non sarebbe egli rimettere in onore la costruzione moderna del violino? «Un concorso pubblico di questo genere procurerebbe inoltre l’occasione di affermare lo sviluppo storico della costruzione del violino in Italia. Il giudizio d’uomini competenti perverrebbe a stabilire il carattere distintivo delle diverse scuole e dei fabbricanti, ë i rapporti che corrono fra di essi. Si stabilirebbe sopra tutto il modo con cui questo modello di violino si è trasformato successivamente, passando per infinite modificazioni nel contorno, nella forma delle f f ecc., a partire dai più antichi prodotti fino ai più perfetti di Stradivarius e Guarnerius.» Il programma stabilisce poi minutamente le norme del concorso, che sono in riassunto le seguenti. All’esposizione sono ammessi i violini, le viole, i violoncelli i contrabassi e le parti staccate degli stessi istrumenti di costruttori che vissero fino alla fine del secolo XVIII, vale a dire da Lardelli fino a Lorenzo Storioni, non più oltre. Siccome però la scuola tirolese del Secolo XVII ha molta affinità colla cremonese, saranno anche accettati gli strumenti di fattura di Jacopo Stainer, dei due Albanis e di Mattia Klotz. L’accettazione dipende dal giudizio d’una sezione del Comitato dell’Esposizione, composta di profondi conoscitori d’ogni nazione. Non si accettano strumenti