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80 GAZZETTA MUSIC A LEDI MIL A NO sera la duchessa non poteva prendere parte alla musica per causa d’una piccola indisposizione. Ma il domani essa è rimasta dalle 10 di sera, ora in cui incominciò il concerto, fino alle 2 del mattino, sempre vicino a me. Non fu suonata che musica del vostro servitore. Io dirigeva le sinfonie al clavicembalo. La bella duchessa era alla mia sinistra e canticchiava a memoria tutti i pezzi che essa aveva inteso soventi a Berlino. Il principe di Galles era alla mia dritta e suonava discretamente il violoncello. Bisognò pure che io cantassi». «Il principe fa fare il mio ritratto per metterlo nel suo gabinetto; egli è il più bell’uomo della terra; ama straordinariamente la musica, ha molto sentimento, ma poco denaro ( sia detto fra noi ). Ma la sua bontà mi tocca più che l’interesse. Il duca di Jork m’ha fatto ricondurre il terzo giorno colla sua carrozza, perchè io non potei trovare cavalli di posta.» {Continua) A Roma alcuni giornali hanno inaugurato un nuovo genere di critica e di polemica artistica. Lo Stabilimento Ricordi è fatto bersaglio dei latrati dei cerberi, per ciò solo che non ha voluto passare all’impresario Jacovacci e ai Romani che ne avessero voglia, il gusto d’un massacro dell’AùZa. Per poco che si faccia ancora il proprietario d’uno spartito musicale dovrà domandare al giornalismo il permesso di servirsene. Ci si dice che fra i più accaniti ve ne ha di quelli che al biasimo aggiungono l’ingiuria. Lo Stabilimento Ricordi se ne tiene onorato. Per finire questa inutile ed inopportuna discussione, ei si permetta di riportare il giudizio del corrispondente romano della Persevéranza, tanto per provare che si può avere la nostra opinione senza essere quei mostri in forma umana che alcuni giornali romani si sono piaciuti di dipingere: «Da qualche tempo ferveva una lotta sotterranea nella società artistica della Capitale: il signor Jacovacci ed il Marchese d’Arcais, critico dell’Opinione, vi rappresentavano le parti principali, ed i dissidenti si raccoglievano intorno alle loro bandiere. Ora la lotta è stata portata in pubblico a proposito del nuovo spartito del maestro Verdi Aida, che tanto diverte il vostro pubblico. Il signor Jacovacci ha chiesto al Ricordi lo spartito per l’anno venturo, e questo non glielo vuole concedere perchè crede che l’impresa dell’Apollo non abbia nè i mezzi, nè l’ingegno, nè la volontà necessaria a presentare degnamente al pubblico romano una creazione di questo genere. A me pare che il Ricordi non abbia giudicato male, e non credo di usurpare le attribuzioni dell’egregio critico musicale, asserendo che qui in Roma la lotta che ora si è impegnata è di sommo interesse, perchè riguarda una grande questione artistica. Intanto i giornali tuonano per l’una o per l’altra parte, ed è anche questo un segno della nuova vita intelligente ed artistica che l’Italia ha portato in Roma e del quale dobbiamo congratularci.» VARIETÀ La Espana Musical ei fa conoscere una riforma tentata in Spagna dal signor Beltram. Si tratta della tastiera del pianoforte che il signor Beltram trova inopportunamente costrutta in tono di Do, e che egli vuol ridurre ad una serie di suoni cromatici, come una scala generale regolare di intervalli semitonali. Perciò, colla risoluzione e coll’ardimento del genio (cosi VEspana) ha abolito i tasti neri. Il detto giornale fa seguire l’elenco dei vantaggi che la nuova tastiera offre ai cultori del pianoforte: l.° La diteggiatura sarà identica in tutti i toni, per le scale’ e per gli arpeggi. 2.° L’uso del primo dito e del quinto si facilita straordinariamente. 3.° La superficie della tastiera é piana ed uguale, ciò che permette una pulsazione più sicura e di conservare la mano sempre in una stessa posizione. 4.° La diteggiatura della scala cromatica è sommamente semplice. 5.° Le scale cromatiche strisciate si possono fare in tutti i toni. 6.° Le progressioni non variano la posizione della mano. 7.° Le scale in ottava sono assai più facili, tanto cromatiche come diatoniche. 8.° Le terzine sono meno difficili e non variano la diteggiatura in ogni tono. 9.° Infine i trasporti saranno insensibili come per la voce umana. ’ Totale dei vantaggi: insegnamento più breve, esecuzione più perfetta. La Espana non si dissimula le obbiezioni che si possono fare. La diteggiatura in do è la più diffìcile. «Verissimo, ma basterà per tutte.» La vista npn distinguerà i tasti che si toccano. «Ma non vi ha pianista che guardi alla tastiera per suonare.» Infine essa dice che gli svantaggi sono compensati dai vantaggi. Non lo crediamo.

Tratti in errore dal giornale La Piume, abbiamo pubblicato anche noi le note trovate nell’archivio dell’ospedale San Giovanni di Bruges che affermavano l’esistenza di un clavicembalo nel 1404. Pare che ciò sia assolutamente erroneo, e che nel documento rinvenuto si parlasse di tutt’altro che d’un clavicembalo. La Piume stessa ha smentito la notizia. Rivista Milanese Sabato, 9 marzo. Una grave sventura pesa sugli animi dei frequentatori della Scala: Fancelli è costipato, Perotti è costipato. Aida, Forza del Destino e Lucia sono necessariamente costipate aneli’esse e il cartellone durante la settimana passata ha quasi sempre annunciato melanconicamente riposo. Questa sera finalmente avremo spettacolo tanto per mettere al mondo il nuovo ballo Sirena di Monplaisir, di cui si parla molto favorevolmente. Il trattenimento incomincierà col 2.° atto della Forza del Destino e finirà coi due ultimi atti della stessa opera, mutilati della parte del tenore — due moncherini compassionevoli che si fa bene a lasciare ultimi perchè quelli che hanno un temperamento troppo nervoso possano andarsene a letto. Vi è certamente più d’uno che recita il rosario pei due tenori. Se il cielo si move a pietà avremo forse la Lucia di cui si sono già fatte le prove, e più tardi il Freyschütz che sarà interpretato dalla signora Saar, (una tedesca scritturata a posta), dalla Waldmann, dal tenore Perotti, da Maini e da Povoleri. Il secondo concerto dato dalla Società del Quartetto non ebbe le liete sorti del primo. Gli nocque prima di tutto la scelta dei pezzi, eccessivamente severi, e gli nocque il locale eccessivamente allegro e spensierato. Ci era molta brava gente che dormiva. Non dico che quelli che rimasero svegli non se ne trovassero assai bene, ma affermo che anche fra i desti ce n’era più d’uno che si sarebbe trovato meglio fra i guanciali. La fantasia cromatica e fuga in re minore di Bach, il quartetto in sol di Brahms ed altri sono frammenti di musica che pajono e sono tesori per gli iniziati; ma il pubblico non è composto tutto di iniziati, come si ha torto di credere nel compilare i programmi, e quando uno non si diverte o non può fingere di divertirsi (il che per il successo di un concerto è tutt’uno), si abbandona sulla spalliera della propria seggiola e dorme. E qual’è lo snaturato che avrebbe cuore di risvegliarlo? I pezzi meglio gustati, anzi benissimo gustati, furono il concerto per violino in mi di Mendelssohn, eseguito stupendamente dal Papini, e l’Andante e Finale della Sonata per piano e violino in la di Beethoven, eseguito da Papini, e da Andreoli. I due valenti ebbero applausi entusiastici. L’esito di questo secondo concerto pareva dover sciogliere il quesito della scelta del locale per i concerti della Società del quartetto, tanto più che i giornali consigliarono in coro, prima e dopo,