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6 GAZZETTE MUSICALE DI MILANO


caratteri che spaziano fuori del vero, o a ritrarre affetti ideali, o catastrofi cui la musica non giunge nè può giungere, o tipi di personaggi aerei e metafisici, o sivvero che trattino temi si vasti, che un fatto istorico, o immaginato, abbia a sciogliere un problema sociale, o un problema della coscienza, e diventar così cattedra di morale o di politica. Questo pare un avvolgersi per un labirinto talmente intricato, da moltiplicarsi da sè le difficoltà ed i pericoli. La musica, almeno la nostra, abbisogna di movimento d'affetti, e di calore di passini, quali prova di cor nostro, quali ci porge la natura fisica e morale; e per di più non deve perder di mira la corda che batte uguale e possente in tutti i petti, senza pretendere che ogni uditore diventi o filosofo, o matematico, o fisico, per iscandagliare la portata delle parole nascoste sotto strano velame, o la combinazione dei suoni, o gli effetti dell'acustica.

Di qui l'efficacia maggiore delle opere economiche (e più difficili appunto perchè aggirantisi su fatti di vita reale), e per questo maggiormente raccomandate; acciò la fantasia giovanile non si slanci in troppo indefiniti orizzonti, rendendo così la musica, di per s+ indefiniti, troppo fallace e troppo languida o bizzarra rappresentazione di vani e fittizi fantasmi.

Fanno i giovani compositori di musiche come gli alunni delle scuole, i quali, usciti appena dalla rettorica, si danno a scrivere la canzone, il dramma o la tragedia, impacciati poi a stender con garbo una lettera famigliare, un raccontino semplice, un epigramma condito di qualche attico sale.

Ripigliando io il filo della corrispondenza, e del campo del ragionamento tornando a quello più modesto della narrazione, dirò che le rappresentazioni degli Ugonotti al Pagliano, dopo non so quanti avvisi dell'ultima definitiva serata, si chiusero davvero colla Rubini-Guerra, che prese il posto della Vogri, e che si fece anch'essa applaudire, massimamente nel duo del quarto atto; e difatti ella spiegò potenza di voce e accento drammatico tale, da non menar buona la ciarla, che nella Norma, comparsa di poi con sorti piuttosto felici, la consigliassero a cedere la parte sua alla protagonista Carozzi-Zucchi, che davvero la interpretò da artista valentissima e con una passione calda e vigorosa. Adalgisa, Sara Barton, canta di una buona scuola, ed è una miniatura; non tanto viva però, ma aggraziata. Il tenore Capellio Tasca è un Pollione rispettabile per potenza di voce e per accento sicuro e drammatico- Buono l'Oroveso, Silvestri.