Pagina:Gelli - Codice cavalleresco italiano.djvu/19

Da Wikisource.

Prefazione xvii

dell’estero, sicchè, in meno di tre anni di sua esistenza fattiva ebbe a risolvere pacificamente parecchie centinaia di vertenze cavalleresche.

Le molteplici vicende umane privarono poco alla volta codesta istituzione dei suoi elementi più attivi, sicchè il lavoro si affievolì per deficienza di giudici, e la Corte d’onore permanente fiorentina dopo un periodo di feconda attività, non stagnò, ma a rari intervalli dette prova di esistenza, e lasciò profondamente convinti della eccellenza del Giurì e delle Corti d’onore. Tanto è, che mentre nel 1889 essi rappresentavano una lodevole utopia, nel 1890 risolvevano pacificamente il 25 per cento delle vertenze; nel 1900 codesta percentuale toccava il 50 per cento; nel 1910 il 75 per cento.

La prova, dunque, era stata fatta. I resultati ottenuti nei primi tre anni di vita da codesta Corte avevano dimostrato come il concetto di deferire ad un Giurì e in appello a una Corte d’onore la soluzione delle vertenze private era penetrata favorevolmente nella coscienza pubblica.

Nell’Ottobre 1922, per opera di parecchi gentiluomini la Corte permanente di Firenze riprese la sua attività con una giuria prescelta, a far parte della quale furono chiamati, tra i convenuti, i generali Santi Ceccherini; Filiberto Sardagna; Raffaello Regherini; e i sig. march. Luigi Ridolfi; cav. Pietro Baldi; dott. Francesco Saverio De Ruvo, col. Vacani, ecc. affidando la presidenza allo scrivente. Il lavoro ha ripreso intenso e proficuo e sono già molte le vertenze risolte civilmente 1.

  1. Le domande d’intervento della Corte devono essere dirette al