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la ossequiata, passò alla presenza del Duca, in altra sfarzosa sala, e quindi si recò presso Adelaide, che era in compagnia della principessa Margherita.

La domenica segunte, 1° dicembre, ebbe luogo la scritta nuziale, e il dì successivo il Lurtz presentò al duca Carlo Emanuele la procura del principe Ferdinando, e gli rimise l’anello matrimoniale, quindi offrì alla fidanzata, a nome dello sposo, un ricco gioiello di diamanti, alla Duchessa ed al Duca altri splendidi doni.

Intanto avevano luogo le feste popolari, in attesa della grande cerimonia che doveva aver luogo la domenica, 8 dicembre, nella cattedrale di S. Giovanni. Torino rigurgitava di popolo, accorso da ogni parte per presenziare quel matrimonio, a cui tutti inneggiavano, tranne la sposina.

Giunse finalmente l’ora solenne, e nelle stanze ducali si formò il corteggio che doveva seguire la sposa alla chiesa. Essa comparve quasi subito, vestita di tela d’argento sparsa di ricami d’oro (che oggi ci sembrerebbe troppo goffo e pesante, ma che allora era il non plus ultra della sontuosità), con manto uguale, e la corona di diamanti in testa chiusa alla regia. Prima di avviarsi alla chiesa, la giovinetta chiese commossa e piangente la benedizione della madre; e ottenutala, in mezzo ad essa, al fratello ed al Nunzio pontificio, si pose in via.

E fu un grazioso pensiero, ispirato ad Adelaide dalla sua indole affettuosa e romantica, allorché giunse