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Pagina:Gemma Giovannini - Le donne di casa Savoia.djvu/403

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maria clotilde di borbone 337

Ad onta di sì pietose inclinazioni, il carattere di Clotilde era lieto e tranquillo, e già da quell’età giovanile dimostrava una fermezza, una nobiltà d’animo ed una energia, che mal si sarebbero indovinate giudicandola superficialmente.

Due figlie di Vittorio Amedeo III erano andate, come ho già detto, spose a Parigi; l’una, Maria Giuseppina, unita al conte di Provenza, poi Luigi XVIII: l’altra, Maria Teresa, al conte d’Artois, poi Carlo X; e specialmente dalla Corte di Francia si desiderava che una principessa di Borbone si maritasse in Piemonte, e si trattò così il matrimonio di Clotilde. Vittorio Amedeo non era in principio molto proclive a questa alleanza, specialmente perchè temeva che tanti matrimoni francesi nella sua famiglia spiacessero all’Austria, poi, sapendo che la giovinetta inclinava alla pinguedine, e che suo figlio detestava le donne grasse, e anche temendo che quel difetto portasse delle conseguenze; ma le due principesse sue figlie tanto dissero e fecero, innamorate come erano della cognatina, e tanto la magnificarono al padre, che il Re finalmente cede. E siccome Carlo Emanuele, Principe di Piemonte, non aveva nessuna preferenza per alcuna delle tre principesse propostegli a spose, si lascio facilmente persuadere a sceglierla; e Giuseppina Teresa, Principessa vedova di Carignano, che allora si trovava a Parigi, fu dal Re, come ho scritto altrove, incaricata della domanda ufficiale, di cui pure sappiamo già le vicende.