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glio di Clotilde, che aveva premura di partir presto per la Sardegna, onde non ricevere dal Direttorio nuove soperchierie, e si diresse a Livorno.

Di qui il 24 febbraio 1799 fecero vela per l’isola, sulla fregata toscana Rondinella (nome di buon augurio), con un seguito di sei navi ed una inglese di scorta. Ma il seguito di persone era allora ancor più assottigliato, e alla Regina non era rimasta che una sola cameriera, la signora Stuper.

— Non bisogna lasciarsi abbattere — ella nondimeno diceva al Re — non ci manca nulla quando Iddio è con noi.

Ma, come se tutti potessero insultare impunemente il sovrano decaduto, un corsaro osò approfittare della notte oscura, per assalire a colpi di cannone il bastimento reale, immergendo tutti i passeggieri nello spavento, però senza nessun risultato, perchè fu respinto vigorosamente e con pochi colpi. Del resto anche se fosse riuscito nell’intento, non avrebbe davvero trovato il bottino che egli sperava, perchè Carlo Emanuele, con una continenza che non si potrà mai abbastanza lodare — come è scritto negli Annali del Muratori — lasciava nelle abbandonate stanze del patrio palazzo, le gioie preziose della corona, tutte le argenterie, e settecentomila lire in doppie d’oro.

Dopo sette giorni di viaggio la famiglia reale giunse a Cagliari la domenica 3 marzo. Quivi prima di sbarcare, il Re, seguendo il consiglio dei suoi fedeli, proclamò la nullità degli atti, ai quali a Torino lo