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Anelava sopratutto alla guerra e alla libertà, e l’epoca in cui essa sbocciava alla vita si prestò mirabilmente, con le guerre di fazione e di conquista, ad appagare le sue aspirazioni.

La fama di sì gentile e forte creatura varcò così le sue Alpi native, e diffondendosi un poco ovunque, sfiorò le orecchie di Alfonso Henriquez, il valoroso sterminatore dei Mori, fondatore del regno e della monarchia portoghese. E appunto per afforzare la pianta tenerella, egli pensò d’innestarla con un ramo della Casa Sabauda, fino da quell’epoca tanto stimata e considerata, e chiese ad Amedeo III la mano della giovine Matilde.

Così la storia, la storia fredda e compassata che, per accettare i fatti vuole riprove e date chiare e lampanti, ed ha ragione; nondimeno vi ha una versione molto più poetica e drammatica della causa del matrimonio di Matilde, e che lo farebbe un vero matrimonio d’amore. Ma in cotesta versione vi ha un certo anacronismo di date, per il quale essa non può rimanere che una gentile tradizione. Essendo però la tradizione una memoria di fatti non scritti, ma tramandati per mezzo di racconto da vecchi a giovani, di età in età, è certo che una radice di vero deve esservi, e sia pure il racconto sbagliato in qualche parte e in qualche data, il fondo rimane. Per questo io metto qui anche la tradizione del matrimonio di questa principessa, riassunta dal lungo racconto che ne fa il Corelli nella sua opera «Nove secoli di Casa Savoia».