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ratore, fratello dello sposo (uomo questi piuttosto maturo), e l’Imperatrice, e senza nessuna procura, giacché la principessa di Carignano e la sposina, invitate dall’Imperatore, vi si recarono personalmente. La benedizione nuziale fu impartita alla nuova coppia il 28 maggio 1820, e la soddisfazione della Principessa per la sistemazione della figlia, veniva seconda alla gioia a lei procurata due mesi avanti dalla nascita del suo nipotino, il figlio di suo figlio, Vittorio Emanuele II, che forse più del padre, ritrasse da lei quella naturale disinvoltura, e quell’ostracismo per ogni ridicola etichetta, che dovevano distinguere la cara e simpatica figura del primo Re d’Italia.

Dopo il matrimonio della figliuola, e certo per influenza di lei, Cristina Albertina potè finalmente avere la soddisfazione di vedere il suo secondo marito fatto principe di Montléart, dall’Austria, nel 1822, e così il di lei matrimonio venne dichiarato e riconosciuto.

D’allora e fino al 1849 ella si ritrasse a vivere più specialmente a Vienna, ma nell’agosto di quell’anno, dopo la morte del figlio esule ad Oporto, essa si recò a Torino, e si stabilì a Moncalieri presso la nuora. Quivi la madre e la moglie del primo martire del risorgimento italico confusero insieme lacrime e sospiri, unite nell’affetto pel caro perduto, esse così dissimili nel carattere e nelle idee.

Ma l’età e le sventure avevano oramai abbattuta quell’energica natura, ed un giorno dell’ottobre, recandosi Cristina Albertina a Superga, dove era stata tra-