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non volle lavarsele. Filippo, allorchè sposò Maria, era vedovo di Beatrice di Tenda, da lui fatta decapitare per finta gelosia, perchè annoiato di lei che gli era assai maggiore di età. Vi è chi racconta che lo spettro della infelice gli appariva tutte le notti, e lo faceva fuggire impaurito per le sue stanze, forse agitato dal rimorso. E chi sa che non debbasi attribuire piuttosto a tale notturno incubo, se egli mai non divise con la giovine sposa la camera nuziale. Perchè Filippo, ad onta di tutta la sua crudeltà, aveva realmente per la Duchessa affetto e rispetto. Essa sola, nelle sue crudeltà, ebbe talora il potere di frenarlo, e se non fosse stato lo schiavo della sua antica amante Agnese del Maino, che non lo voleva, forse anche quel matrimonio avrebbe dato al Ducato un erede diretto. Ma su queste cose mi sembra che non metta il conto di fermarsi, e meglio è ricercare le prove che fanno testimonianza del ricambio di affetto che esisteva tra Filippo e Maria, e della confidenza che egli ebbe sovente in lei. E la più segnalata si è l’influenza ch’ei le lasciò prendere negli affari di Stato, e soprattutto l’interesse che le concedeva di dimostrare, politicamente, per la di lei propria famiglia.

Maria aveva concepito nella sua mente un progetto che avrebbe, se riuscito ad effetto, fin da allora avvantaggiato di molto l’unità italiana. Siccome Filippo non aveva figli, tranne Bianca, bastarda avuta da Agnese, e sposata a Francesco Sforza, essa lo andava dolcemente preparando a legare un giorno la sua co-