Pagina:Gemme d'arti italiane - Anno I, Carpano, 1845.djvu/115

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Tra le fronde la scopra, or tutta arrossa
Chinando gli occhi,
Se qualche foglia dalle aurette scossa
Cadendo leggerissima la tocchi:
Al sol così la fragola arrubina
Sulla collina.
Ed or perché si affisa ed abbandona
Dalla dischiusa
Mano il lenzuolo, e il viso e la persona
Ad un’aria compon muta e confusa
Quale di chi dubbioso appena crede
A ciò che vede?
Tre volte gli occhi a sé d’intorno gira
Per meraviglia:
Tutto si ammanta a festa e tutto spira
Un piacer cui nessuno altro simiglia.
Ridon la terra e il ciel, ridon gioconde
L’erbette e l’onde.
Nato immortale da cotanto riso
Si leva e move
Un incognito spirito che fiso
La guarda e in forme caramente nove
Agita l’ali e sullo strato istesso
Le siede presso.
E poi che ogni altro senso a lei ne tolle
Con dolce incanto
Più soave del zeffiro, più molle
Che di notturno rossignolo il canto
Le sussurra all’orecchio arcana, sola
Una parola.