Pagina:Gemme d'arti italiane - Anno I, Carpano, 1845.djvu/74

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Per altri l’Europa è vecchia: bisogna correre in Africa ed in America per cercare modelli ed argomenti.

Ad altri prestano suggetti le vaporose immaginazioni orientali, come un mezzo secolo fa quelle settentrionali, e la reggia di Odino e di Freja; e tante sono le divisioni e suddivisioni di chi professa l’arte, e più di che ne discorre e ne scrive, che a parlarne distesamente ci vorrebbe assai pazienza, ed assai più ad ascoltarle.

E l’arte intanto dove sta ella?

Domenico Cimarosa fu potente ingegno, che sentì l’arte e la metteva in atto. Sebbene quella applicazione dell’arte professasse che è la più labile nella durata delle sue opere (perché più suggetta alla moda), la musica, vive tuttora il suo nome e vivono alcune delle sue fatture.

Richiesto un giorno del perché i suoi discepoli facessero poco profitto delle lezioni e del suo esempio, e nessuno promettesse di venir grande nell’arte, rispose nel suo efficace vulgare napoletano: mancano di questo qua; e colla mano accennava al cuore.

Dicano a posta loro i trattatisti, l’arte, privilegio da Dio dato a pochi, l’arte sta nel cuore dell’artista. Se scalda il cuore, la fiamma passa ad illuminare l’intelletto, ad afforzare il braccio. L’artista vero studia fino a che la mano sia sperta, erudita la mente, e poi fa.

E fa di per sè solo, ed irrequieto ricusa servire come schiavo a qualsivoglia teorica, sapendo che le teoriche non precedono, ma seguono l’arte; e che assai pochi di coloro che dettano teoriche sanno poi metterle in pratica.

Non ignora però le teoriche, e delle dottrine buone