Pagina:Gemme d'arti italiane - Anno I, Carpano, 1845.djvu/75

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fa senno; ma non si lascia allucinare dalle metafisiche strane e diverse; ha per guida la ragione che gli insegna doversi proporzionare i mezzi allo scopo, le forme al suggetto; segue l’impulso del cuore, e non ricopia alcuno, ricordevole di quello che scrisse il Da Vinci, che aveva diritto di scrivere se sapeva tanto operare: «Dico alli pittori che mai nessuno dee imitare la maniera di un altro, perché sarà detto nipote e non figlio della natura; perché essendo le cose naturali in tanta larga abbondanza, piuttosto si dee ricorrere ad essa natura; che ai maestri i quali da quella hanno imparato.» Gli si oppongono talvolta preoccupazioni, ignoranza in toga da dottore, e più spesso malignità e invidia. Non cede, scoraggiato, non imbestialisce iracondo; delle oneste, e sien pure schiette critiche non s’adira, ché lo ammaestrano; alle censure mordaci ed ingiuste risponde con le opere, migliori; e così procaccia il bene vero, il diletto vario dell’umana famiglia. Egli non isgarra il cammino, e lascia di sé ai posteri memoria difficilmente peritura.

Fra i pittori dell’età nostra che possedono il questo qua che disse il Cimarosa, è indubbiamente da noverarsi Natale Schiavoni. Il suo nome ed i suoi meriti sono conosciuti per tutta Europa, e le sue opere sono cercate e compensate nobilmente. Dopo severi studii, egli lasciò ogni altra strada e creò un genere suo proprio di pittura. E di vero, la fusione dei colori e la lucentezza e trasparenza, un fare delicato, soave ed in uno disinvolto e naturale, una grazia nei contorni e la incarnazione de’ suoi lieti e gentili pensieri, de’ suoi affettuosi sentimenti, si trovano nelle sue opere, per cui non si confonderanno mai con quelle d’altri maestri.