Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/118

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d’una signorina per bene 107

ciangottava a l’amica le sue confidenze, le sue speranze di fanciulla smaniosa di accasarsi, di avere un nido proprio, un nido morbidamente imbottito dove crogiolarsi riscaldata da un affetto immaginoso, dove sbizzarrirsi a suo piacere, a sua volontà. Oh non dovere più assoggettare la propria volontà, anzi dominare su l’altrui!... era questo il sogno più ridente, più vagheggiato di Olga.

Le altre due sorelle Marri, Corinna e Irma, a braccetto, presero per un senteruolo che guidava a un punto ove si poteva godere la vista del mare.

Il signor Svarzi rimase con la signora Marri.

Dal suo posto Lucia li sentiva discorrere con qualche vivacità. Certe parole che l’aria le portò nette e precise, la colpirono, svegliarono la sua curiosità, acuirono la sua attenzione.

Mentre Olga diceva con accento non interrotto, ella non pensava ad altro che ad afferrare qualche frase della conversazione fra la signora Marri e lo Svarzi.

E colse al volo una parte del dialogo.

«Quel povero Ferretti! — compiangeva la signora.

«Pazzo! pazzo da legare! — rispondeva il signore.

«La sua disgrazia è quella donna!... lui è da compiangere!