Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/129

Da Wikisource.

d’una signorina per bene 119

Lucia, che soffriva crudamente della ruina del padre, che misurava le conseguenze di quei momenti di delirio, quasi pazzia, che presentiva l’avvilimento e lo schianto che ne dovevano essere la conseguenza, colpita nella tenerezza, nel rispetto figliale, si trovava in uno di questi momenti; non sperava nulla dagli uomini; anzi ne temeva le volgari, piccole passioni; diceva i suoi dolori a la Madonna; fidava in Dio.

Sempre inginocchiala, sempre fissa nella soave immagine che le sorrideva quasi a incoraggiarla, non sentì lo scricchiolio d’un passo, fuori, sulla ghiaia della piazzetta, non si accorse dello Svarzi, che dalla soglia della chiesuola la stava guardando con occhi intensi.

Si scosse e rivolse all’improvviso abbaiare d’un cane, e vide il giovine.

La dolcezza di quel momento di astrazione, le fuggì tosto dall’anima per lasciar luogo a un subito sentimento di sdegno, di mortificazione e ribellione insieme. Fino lì, fino in chiesa, la veniva a tormentare ed offendere quell’antipatico, quel vigliacco!... Si era davvero proposto di comprometterla, di farla andare su le bocche di tutti,