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d’una signorina per bene 129

Si fece un improvviso silenzio nel salotto. Tutti ascoltavano ammirati, strascinati da quella foga allegra, che metteva il brio nei cuori.

Ma ad un tratto la foga scemò, il brio morì in un brusco cambiamento d’espressione, in una interpretazione strana. Il pezzo pazzamente allegro diventò triste; quasi marcia funebre piena di singhiozzi, di gridi di dolore; il disfogo d’un’anima travagliata.

Molti s’erano fatti presso il pianoforte, sorpresi, commossi.

Con gli occhi aggrottati, il volto pallidissimo, Lucia adesso si isolava; l’anima sua si trasfondeva nei suoni; e nei suoni ella sentiva sè stessa con i suoi crucci, le sue care speranze infrante, il suo dolore.

Finì con un accordo che parve uno strappo. Si alzò come trasognata; allo Svarzi che la pregava di suonare ancora, rispose sgarbata, che ne aveva abbastanza. Salutò la signora Marri e le amiche frettolosamente, e guizzò via, inuggita della compagnia, smaniosa di solitudine.

A pochi passi dalla casa, Adele ed il suo fidanzato passeggiavano tenendosi per mano.