Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/15

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d’una signorina per bene 7

Alzando gli occhi, il giovine vide la signorina, si toccò il cappello ritirando la mano dall’inferriata e si incamminò in coda agli operai.

Lucia lo stette a vedere mentre egli si allontanava a passo svelto, diritto su l’alta, elegante persona.

Quando svoltò, ella tornò a la scrivania, riprese la penna e si diede a scrivere in fretta, con foga un po’ convulsa.

.... «L’orgoglio, mia cara, per quanto ci sia chi lo porta a’ sette cieli, e ne faccia quasi una virtù, per me è una passionaccia volgare, che scaturisce, ingrossata da altre passioncelle minori, da una sorgente tutt’altro che nobile; dall’egoismo. No, no, non mi fare gli occhiacci e nè pure non sorridere con compatimento. L’orgoglio, io sento, che è come l’ho definito; e non può essere altrimenti, poi che la definizione me l’ha fatta fare l’esperienza, che è quella maestra infallibile che tutti sanno. Sicuro; chi è orgoglioso è egoista. Perchè.... perchè, per esempio, rende uno capace di sacrificare l’affetto, l’amicizia, per fino la pace d’una persona, al dubbio immaginario di non essere utile, di non compensare chi è felice di