Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/155

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d’una signorina per bene 145

I bagnanti, seccati, inuggiti, si erano raccolti nel salotto dello stabilimento, portati là dall’abitudine, dall’ozio, forse anche dalla smania delle emozioni.

Nel salotto erano crocchi, erano tavolini da giuoco, era musica.

Il pianoforte gemeva sotto le dita d’una signorina che strimpellava musica classica.

Degli uomini, chi fumava, chi sfogliava giornali, chi faceva dello spirito. Varie signore, con il ricamo in mano, facevano mostra di lavorare per il gusto di spettegolare parendo occupate; alcune leggevano; altre ancora passeggiavano.

Entrò ad un tratto, come un razzo, un giovanotto. Veniva da Genova ove si era recato il mattino. Aveva fatto il viaggio con una suora; una monachella giovanissima e bella, che aveva sempre snocciolato il rosario, senza mai badare a gli altri viaggiatori, rispondendo a monasillabi alle loro domande.

Era scesa lì, con lui. Egli aveva voluto vedere dove andasse e l’aveva seguita. Era andata nella casetta della signorina Ferretti.

«Oh!

«Ah!