Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/169

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d’una signorina per bene 159

il medico aveva ordinato fosse sempre aperta per lasciar entrare liberamente l’aria marina.

Dal mare fumava un tenue vapore bianco che si andava inalzando in forme capricciose nella luce rosea e si perdeva nel vuoto.

Su l’orizzonte, la luna e le ultime stelle, svanivano nella luce mattinale.

Il silenzio era rotto dallo scrosciare stanco dell’onda su la spiaggia.

Un usignuolo gorgheggiava a poca distanza, nel folto d’una pianta.

Suor Teresa con gli occhi sgranati guardava ammirata lo spettacolo che le si spiegava dinanzi. Mai, nella sua povera vita, aveva goduto di tali grandiose bellezze. L’immensità del mare le metteva in cuore la commozione; elevava il suo sentimento, la faceva pensare al povero Cecchino. Le pareva che là, attraverso lo spazio, fra acqua e cielo, il suo e lo spirito del fratello, meglio potessero congiungersi e comprendersi; le pareva che la preghiera di lì volasse al cielo più pura e fosse meglio accetta.

Ci sono momenti in cui l’idea di Dio, che popola i luoghi solitari, rimargina le cicatrici delle