Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/18

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10 il romanzo

mai vittima più vittima di me, che mi tocca di sentirmi isolata in casa mia, fra il babbo sempre fuori e la zia che non mi capisce e che io non capisco.

Le ricordi le chiacchierate che si facevano insieme?.. Le letture in comune? le belle ore di raccoglimento nel salottino, a ricamare, a far musica?... C’era proprio bisogno che tu mi educassi il gusto alle cose belle, che dessi alla mia intelligenza desideri non comuni, all’anima mia aspirazioni elevate, per poi piantarmi qui a rappresentare la parte della incompresa infastidita!

Meglio era tirarmi su senza tante delicature morali, come la zia per esempio, che si piace e si compiace dei gingilli, si interessa dei romanzi a grande intreccio, sta a balzello de’ fatti altrui, giudica il prossimo, biasima, condanna e passa il tempo ozieggiando affannosamente.

Ma... le recriminazioni non giovano a nulla, pur troppo!... Tu mi hai lasciata; hai voluto, hai potuto lasciarmi, dopo otto anni che si viveva insieme, e si era come sorelle; mi hai lasciata e... pazienza!... Avessi almeno il conforto di sapere che ti trovi bene costì, in collegio; che le