Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/21

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d’una signorina per bene 13

mare, atti a l’americana e giù di lì, si avrebbe forse avuto tutte due il sommo piacere di essere giudicate signorine perfette e forse anche la gloria di leggere il nostro nome nei giornali con tanto di descrizione e di lode!

Ma basta per oggi. Ciao carissima; ciao egoistona, che per amore del tuo cattivo orgoglio, hai avuto il coraggio di abbandonare la povera

Lucia


Finito di scrivere, Lucia, piegò il foglio in due, lo chiuse nella busta e fece l’indirizzo, quando il fischio acuto e prolungato della fabbrica, richiamò gli operai al lavoro.

«Già le tredici! — disse meravigliata.

E alzatasi, con la lettera in mano, che voleva fosse impostata subito, socchiuse le gelosie e stette a vedere gli operai tornare frettolosi a la fabbrica. Di questi, alcuni sdraiati bocconi lungo il marciapiede, si alzavano stiracchiandosi e sbadigliando; si davano una scrollatina e via; altri finivano d’ingollare la loro polenta o il pane con lo scarso companatico; un ragazzetto cantava a tutto spiano; due fanciulli si rincorrevano vociando.