Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/39

Da Wikisource.

d’una signorina per bene 29

ritto a fianco del letto.

Un altro signore si staccò dal fondo della camera e porse a questi un cucchiaio. Bisognava sollevare un poco il capo al poverino per fargli inghiottire qualche sorso.

Lucia si fece innanzi, tutta pallida ma senza tremiti, passò un braccio sotto al guanciale e lo alzò delicatamente; il povero fanciullo gemette più forte. Il cognac fu inghiottito a fatica. Lucia riabbassò il guanciale, su cui il malato girò lentamente il capo posandolo su una guancia; cessò il gemito, parve assopito. Parve morto a la fanciulla, che si rizzò presa da subito, invincibile sgomento e levò lo sguardo spaurito in cerca di conforto. Si incontrò in due occhi chiari, che la fissavano con intensità melanconica.

«Morto?... — chiesero le labbra della fanciulla, senza mettere suono.

No; gli occhi chiari risposero negativamente. Ma in quel no erano il dolore, quasi il rammarico. Così fosse!... dicevano quegli occhi. La morte sola può togliere il disgraziato a lo spasimo.

Un fremito corse nei sangue di Lucia. Si inginocchiò di fianco al letto, chinò le labbra su la manica nera del morente. Quale tenerezza di pianto,