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d’una signorina per bene 39

fanciullo, veniva un odore tignoso di merluzzo fritto.

In un terzo, chiuso, si rideva vociando.

L’abbaino numero otto, era l’ultimo ed aveva l’uscio aperto sbarrato.

Lucia e Adele si arrestarono un momento su la soglia.

Seduta a un tavolino ingombro di matassine e rocchetti e cuscinetti per aghi e spilli e forbici e ritagli di stoffa, una giovine donna, baciata dal sole che pioveva un suo raggio dal finestrino, in alto, staccando una tinta d’oro dai suoi capelli biondi e copiosi, era intenta al lavoro.

Levò gli occhi cerchiati d’azzurro come Lucia chiese il permesso d’entrare; si alzò premurosamente, stette in attesa di sapere il perchè della visita.

Lucia si spiegò.

A le parole della signorina, il volto pallido e soave della giovine bionda, prese poco a poco un’espressione dura; la bocca le si atteggiò a disdegnosa amarezza; gli occhi turchini si fecero torbidi.

Con i pugni serrati su ’l tavolino, il busto sporgente innanzi, aveva l’aria d’una creatura offesa, che si ribella a soprusi e prepotenze.