Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/49

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d’una signorina per bene 39

Arrivarono lungo i bastioni di Porta Garibaldi. Gli ippocastani erano già coperti di foglie d’un color verde tenero; foglie di poco sbocciate dalle gemme. Di sotto il viale, dal suolo ricamato di ombre fantastiche e mobili, la gente camminava frettolosa e allietata dall’aria primaverile.

Giunsero presto su ’l corso di Porta Nuova, a la casa additata.

La giovine sarta a la quale era morto il fratello nella fabbrica ove lavorava, era in casa.

«Scala a destra, seconda corte, abbaino numero otto! — informò il portinaio, dal deschetto, non smettendo di battere il cuoio d’una suola di scarpa.

Attraversarono la prima corte; entrarono nella seconda. Lucia si mise per la prima nella scaletta ripida e scura; e su, su, su, seguita da Adele che cominciava a ansimare. A l’ultimo pianerottolo, infilò un’altra scaletta serrata fra i muri, finchè giunse nello stretto corridoio dove mettevano gli usci numerizzati degli abbaini.

In uno di questi, aperto, una vecchia si cullava su le ginocchia un bimbo in fasce, cantandogli il ninna nanna con voce roca.

Da un altro, insieme con un piagnucolare di