Pagina:Gentile - Romanzo d'una signorina per bene, Milano, Carrara, 1897.djvu/75

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d’una signorina per bene 65

tiva sola in mezzo al lusso di quella casa che era la sua; le mancavano d’intorno l’affetto, la confidenza.

Dopo la mamma, nessuno l’aveva amata con la tenerezza che rende capaci di qualche sacrificio. Lena l’aveva abbandonata piuttosto di infliggere un’immaginaria offesa al suo orgoglio. In quanto al suo papà, sarebbe stato una pazzia crederlo capace di sacrificare la passione per quella signora, a l’unica figlia che più non aveva che lui!

«Wise! povero Wise! tu solo mi vuoi bene davvero! — sospirò, chinandosi su la testa del cane, che finì per posarle in grembo anche le zampe anteriori.

Pensò con un sorriso ironico, alle dichiarazioni amorose dei vagheggini che le stavano intorno; ricordò con una spallucciata che voleva dire incredulità e indifferenza, i loro sguardi espressivi, le strette di mano, le paroline buttate là in un susurro. E sorrise fra le lagrime a la bestia fedele: «Tu solo mi vuoi bene davvero, povero Wise!

Ma questa persuasione di non essere amata che dal cane fedele, le fece correre nel sangue un fremito di rivolta, come quando uno si sente vittima d’un’ingiustizia.