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d’una signorina per bene 77

«Questa non piacerà che a me! — pensò Lucia con un senso di piacere per la certezza di non essere capita dagli altri, che la seccavano.

«Questa musica — disse poi a Svarzi — è come un pallido chiarore di luna su una landa deserta; cosa che non commuove tutti!

E attaccò la musica sublime con raro sentimento di interpretazione, dilettando l’animo suo, dimenticando, dimenticandosi.

Il signor Svarzi stava attento a voltare le pagine e, ogni tanto si lasciava sfuggire un’esclamazione di lode.

Ma Lucia non gli badava e tirava via a suonare per sè stessa.

Ad un tratto la colpì una voce di là nel salotto. Smorzò il suono e tese l’orecchio. Quella voce ella la conosceva. Arrossì di dispetto. Doveva star lì a strimpellare con quello spilungone dietro, che aveva l’aria d’essere autorizzato a farle la corte!.. Ebbe voglia di chiudere il piano, di lanciare un’insolenza allo Svarzi, di scappare da tutto e da tutti, di correre a chiudersi in camera!

Troncò il pezzo a mezzo, si alzò è passò di là seguita dal signor Aldo.