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320Le scitiche procelle, e i secchi nembi.
Senton da lungi il suo venire, e al primo
Soffio leggero le ondeggianti spiche
A spiegarsi incominciano, e le cime
A sibilar de le foreste, e lungi
325A sorger l’onde ed innalzarsi al lido:
Ei sopraggiunge impetüoso, e passa
Radendo a volo le campagne e il mare.
Educato così tu lieto poi
Primo a la meta il tuo destrier vedrai,
330Di sudor sparso e di sanguigne spume
Correre un dì ne la palestra elea,
O in miglior uso l’animoso collo
A i belgici soppor guerrieri cocchi.
Poichè domo ei sarà, tu lascia allora
335Che d’erbe e biada a sazietà pasciuto
Colmi ingrassando le carnose groppe,
Prima non già, chè indocile e feroce
Mal soffrirebbe la fischiante verga
E d’ubbidir ricuserebbe al morso.

     340Ma nulla tanto è necessario, come
Da le furie di Venere, e dai ciechi
Stimoli de l’amor guardar l’armento.
Uso è però di confinare i tori
In solitarii pascoli e lontani,