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Pagina:Georgiche.djvu/143

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120Già stansi; arde la zuffa, ed alto in aria
Ne ronza il suono, agglomerate in globo
Pugnano, e giù precipitando a terra
Piombano estinte, nè si spessa cade
La grandine dal ciel, nè in tanta copia
125Da scossa quercia piovono le ghiande.
Distinti a l’ali d’oro i re per mezzo
Van de le schiere, e intrepidi pugnando
Chiudono in picciol seno anima grande,
Ostinati a non cedere, se prima
130O l’uno o l’altro vincitor non forzi
L’oste fuggendo a rivoltar le spalle.
Ma quest’ire feroci, e sì gran guerra
Un pugno ammorza di scagliata arena.

     Poichè i due re da la battaglia avrai
135Tratti, uccidi il peggior, che a i fiori e al mele
Prodigo nuocerebbe, e in vôta reggia
L’altro poi solo a governar rimanga.
Di due specie ve n’ha: d’aureo colore
Ad un l’ali biondeggiano, e di squame
140Lucide ei brilla, e di leggiadre membra,
Ed è questo il miglior; deforme ha l’altro
E sozzo aspetto, e neghittoso a stento
Sul suolo il ventre tumido strascina.
Come diversi i re, diverso è pure