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Pagina:Georgiche.djvu/144

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145Il popolo de l’api; altre son turpi,
Livide, e come i glutinosi sputi,
Che trae da l’arse ed assettate fauci
Il polveroso viaggiator; son altre
Lucide, e d’oro fiammeggianti, ed hanno
150D’eguali macchie colorato il corpo.
Tu queste eleggi, e in sua stagion ne avrai
Più dolce il mel, più liquido, e de i vini
Più quindi acconcio a mitigar l’asprezza.

     Ma quando incerti e vagabondi i sciami
155Van per l’aria scherzando, e vôti e freddi
Lasciano i favi, e in abbandon gli alberghi,
Tu la licenza raffrenar procura
De l’incostante popolo; nè il farlo
Difficile sarà, solo che l’ali
160Tarpinsi a i re; che se rimangon essi,
Niuna oserà lungi scostarsi, o svelte
Dal campo altrove trasportar le insegne.
E a rimanerne le lor celle invito
Facciano pure gli odorosi fiori
165De l’ameno orticel; dove custode
Sieda Priapo con la falce in mano
Gl’ingordi augelli a spaventare, e i ladri.
Quel poi; che cura avrà de l’api, ei timo
Semini intorno a gli alvëari, e pini