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Pagina:Georgiche.djvu/152

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Spirito il mondo informi, e da lui vita
345Traggan uomini, armenti, augelli e fiere;
E in lui di nuovo poi da i corpi sciolte,
Non soggette a perir, tornino l’alme
A rïunirsi, e redivive il volo
Spieghino al cielo ad abitar le stelle.

     350Quando al tempo opportun schiuder ti piaccia
Gli angusti alberghi, e a coglierne del mele
I raccolti tesor, tu d’acqua un sorso,
Quanta in bocca ne cape, accogli, e a l’api
Spruzzala in faccia, ed un tizzone acceso
355Presenta a i buchi, onde le sforzi il fumo
A uscir da gli alvëar; ma cauto in guardia
Sta da gli assalti lor che a la vendetta
Ardon rabbiose, e dove alcun le attizzi,
S’avventano a ferir con aspri morsi
360E velenosi, e ne la piaga fitti
Lascian gli acuti pungoli e la vita.
Sogliono l’api a due stagioni ogni anno
Il mele fabbricar, e il puoi tu quindi
Cogliere a due stagioni; e quando pura
365La vergine Taigete in ciel s’affaccia,
E alzandosi dal mar col piè sosponge
L’onda soggetta; e da l’acquoso Pesce
Quando rifugge, e a l’autunnale occaso