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Pagina:Georgiche.djvu/155

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Trovasi pur ne i prati un fiore, a cui
D’amello dier gli agricoltori il nome,
420Facil erba a trovar: da un cespo solo
Folta una selva di rampolli cresce;
Silile a l’oro è il fior, ma ne le frondi,
Che numerose spandonsi, traluce
De la vïola il porporin pallore.
425Aspro al palato e disgustoso in copia
Cogliesi da i pastor lungo le curve
Sponde del Mella, ed in votivi serti
Spesso de i numi a i sacri altar s’appende.
Or di questa erba in generoso vino
430Tu le radiche cuoci, e grato a l’api
Salubre cibo a larga man ne appresta.

     Chè se per rio destin la stirpe tutta
A mancar venga d’improvviso, e modo
Non abbi altronde a rinnovar gli sciami,
435Tempo è che il memorabile secreto
Io scopra qui de l’arcade Pastore,
Ed in qual guisa avvien che dal corrotto
Sangue de’ buoi si riproducan l’api.
Da la sua prima origine il racconto
440Ripigliar gioverà; poichè là dove
I fortunati del peléo Canopo
Abitator per gl’inondati campi