Pagina:Georgiche.djvu/45

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L’ombra non scemi, nè dal Cielo invochi
Con lunghi voti le opportune piogge,
245Oimè, che indarno invidiar dovrai
L’altrui colmo granaio, e a la tua fame
Da scossa quercia mendicar ristoro.

     Ma tempo è qui di ricordar quai sieno
De gli operosi agricoltor le varie
250Armi e stromenti, senza cui non ponno
O seminarsi, o sorgere le messi.
Prima di tutto il vomero e l’adunco
Pesante aratro è necessario, e il lento
De l’eleusina dea stridulo carro;
255Il trivolo, e la treggia, e i ferrei denti
Del grave rastro; e la minuta inoltre
Di Celeo suppellettile, la corba
Di vimini contesta, e il sacro a Bacco
Misterïoso vaglio: e questi arnesi
260Gran tempo innanzi apparecchiati avrai,
Se di feconda e florida campagna
Al primo vanto ed al vantaggio aspiri.
Dunque nel bosco pria l’olmo che scelto
Avrai, si domi ripiegato in arco
265Con molta forza, onde la forma acquisti
Di curvo aratro, a cui dal basso sporga
D’otto piedi il timon; grosso dentale,