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Coi primi raggi il nostro cielo, accende
Espero in quello le notturne faci.

     395Quinci del cielo antiveder possiamo
Il tenor mite, o tempestoso, e quando
A mieter s’abbia, e a seminare il grano.
Quando sicuro a navigar coi remi
È l’instabile mar, quando, e a quai venti
400Possano uscir le armate navi, e quando
Maturo al taglio è ne le selve il pino.
E non indarno esaminiam de gli astri
L’orto e l’occaso, e le di spazio eguali,
Ma diverse fra lor stagion de l’anno.

     405Se avvien, che in casa il buon cultor rinchiuso
Tenga la pioggia, ei molte cose intanto
Può con agio dispor, che tutto invece
Dovrebbe poscia nei sereni giorni
Con angustia affrettar. L’ottuso dente
410Del vomero affilar, nei grossi tronchi
Scavar bigonci, o può col marchio il gregge,
O i misurati monticei di biada
Coi numeri segnar. Altri la punta
Ai pali aguzza, e a le bicorni forche;
415Preparan altri d’amerino salce
Lacci a le viti; e chi di giunchi intesse