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PREFAZIONE.


È antico detto e notissimo, che tra le Opere di Virgilio le Georgiche sono la più perfetta. Eppur fra i tanti lettori di questo divin poeta appena è chi conosca, o almen rilegga e ricordi con ammirazione e trasporto fuorchè l’Eneide. Questa apparente contraddizione di giudicio e di fatto sarà ben facile a conciliarsi da chi solo rifletta, che la maggior parte degli uomini, che avida presta orecchio al racconto di un’avventura, comunemente o si ricusa, o si annoia a una lezion di precetti. Sarà quindi verissimo, che l’immortale Cantore delle vicende di Enea destinasse a quest’ultima sua fatica una maggior limatura, onde emendar qualche piccola inesattezza, o per inavvertenza sfuggitagli, o a bello studio negletta, e riserbata a correggersi a tempo ed animo più tranquillo; e che invece le sue Georgiche ed ordite e tessute con tutto il comodo e l’agio, e nel più bel fiore dell’età sua virile, quando il giudicio è già fermo, e l’immaginazione