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270Ora de l’India vincitor l’imbelle
Da le romane rocche Indo allontani.

     Salve, o feconda d’ogni frutto, salve
Ricca madre d’eroi, saturnia terra.
A te lodati studii ed arti avite
275Intraprendo a cantar, novelle fonti
Schiudere osando, e tessere primiero
Tinto d’ascréi color carme romano.

     Or luogo è qui d’esaminar qual abbia
Ogni diverso suol forza e colore;
280E quale ed a quai frutti indole adatta.
Primieramente i magri colli e ingrati,
Dove l’argilla sterile di sassi
Suole e dumi abbondar, palladia selva
Aman d’ulivi; e manifesto indizio
285Ivi ne danno gli oleastri amari
Che spuntano in gran copia, e il suol coperto
Tutto d’intorno di silvestri bacche.

     Ma il fertile terren, pingue d’umori
E di folt’erbe verdeggiante e lieto,
290Qual sovente il veggiam ne l’ime valli,
Cui giù dai monti con felice piena
Scendono i rivi a ricoprir di molle