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660Che nè tuoi campi numeroso alligni
Questo caro a la pace arbor fecondo.

     E le piante pomifere pur anco
Poichè le forze lor crebbero, e il ceppo
Senton robusto, de l’aïta altrui
665Non bisognose per virtù natia
S’ergon feconde al ciel. Spontanei pure
Fruttano i boschi; di sanguigne bacche
Rosseggiano i spiniferi cespugli,
Nido e pasco a gli augei; citiso al gregge
670L’erboso piano, e la più folta selva
Faci ministra, onde alimento i fuochi
Abbiano, e lume le invernali notti.
E vi sarà chi queste utili piante
Nutrire, o almeno seminar non curi?
675Che de l’altre dirò? gli acquosi salci,
E l’umili ginestre ombra a i pastori,
Pascolo a l’api, e frondi al gregge, e siepi
Somministrano al campo: utili, e al guardo
Son di diletto le naricie selve
680Pingui di pece, ed i lugubri bossi,
Che sul Citoro ondeggiano, e le tante
Terre e boscaglie che la falce e i rastri,
E del cultore ignorano la mano.
Le tristi anch’esse e sterili foreste,