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186 LA GERUSALEMME

LXXX.


     Questo sol tiene Erminia a lei secreto,
E se udita da lei talor si lagna,
Reca ad altra cagion del cor non lieto
636Gli affetti, e par che di sua sorte piagna.
Or in tanta amistà, senza divieto,
Venir sempre ne puote alla compagna:
Nè stanza al giunger suo giamai si serra,
640Siavi Clorinda, o sia in consiglio, o ’n guerra.

LXXXI.


     Vennevi un giorno ch’ella in altra parte
Si ritrovava, e si fermò pensosa,
Pur tra se rivolgendo i modi e l’arte
644Della bramata sua partenza ascosa.
Mentre in varj pensier divide e parte
L’incerto animo suo che non ha posa;
Sospese di Clorinda in alto mira
648L’arme, e le sopravveste: allor sospira.

LXXXII.


     E tra se dice, sospirando: o quanto
Beata è la fortissima Donzella!
Quant’io la invidio! e non le invidio il vanto,
652O ’l femminil onor dell’esser bella.
A lei non tarda i passi il lungo manto:
Nè ’l suo valor rinchiude invida cella;
Ma veste l’armi, e se d’uscirne agogna,
656Vassene, e non la tien tema o vergogna.