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Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/106

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90 LA GERUSALEMME

LXVIII.


     Così i Franchi dicean; ma ’l Duce Greco
Che il lor vessillo è di seguir già stanco,
Perchè morir quì, disse, e perchè meco
540Far che la schiera mia ne vegna manco?
Se nella sua follia Goffredo è cieco,
Siasi in suo danno, e del suo popol Franco:
A noi che nuoce? E senza tor licenza,
544Notturna fece e tacita partenza.

LXIX.


     Mosse l’esempio assai, come al dì chiaro
Fu noto: e d’imitarlo alcun risolve.
Quei che seguir Clotareo, ed Ademaro,
548E gli altri Duci ch’or son ossa e polve,
Poi che la fede che a color giuraro,
Ha disciolto colei che tutto solve,
Già trattano di fuga: e già qualch’uno
552Parte furtivamente all’aer bruno.

LXX.


     Ben se l’ode Goffredo, e ben se ’l vede:
E i più aspri rimedj avria ben pronti;
Ma gli schiva ed abborre: e con la fede
556Che faria stare i fiumi, e gir i monti,
Devotamente al Re del mondo chiede
Che gli apra omai della sua grazia i fonti;
Giunge le palme, e fiammeggianti in zelo
560Gli occhj rivolge e le parole al Cielo.