Pagina:Gerusalemme liberata II.djvu/223

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CANTO DECIMOSETTIMO. 199

LXXVII.


     Poscia Tedaldo, e Bonifacio accanto
A Beatrice sua poi v’era espresso.
Non si vedea virile erede a tanto
612Retaggio, a sì gran padre esser successo.
Seguia Matilda, ed adempía ben quanto
Difetto par nel numero, e nel sesso:
Chè può la saggia e valorosa Donna
616Sovra corone e scettri alzar la gonna.

LXXVIII.


     Spira spiriti maschj il nobil volto:
Mostra vigor più che viril lo sguardo.
Là sconfiggea i Normandi, e in fuga volto
620Si dileguava il già invitto Guiscardo.
Quì rompea Enrico il quarto: ed, a lui tolto,
Offriva al tempio imperial stendardo:
Quì riponea il Pontefice soprano
624Nel gran soglio di Pietro in Vaticano.

LXXIX.


     Poi vedi in guisa d’uom che onori ed ami,
Ch’or l’è al fianco Azzo il quinto, or la seconda:
Ma d’Azzo il quarto in più felici rami
628Germogliava la prole alma e feconda.
Va dove par che la Germania il chiami
Guelfo il figliuol, figliuol di Cunigonda:
E ’l buon germe Roman con destro fato
632È ne’ campi Bavarici traslato.