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200 | LA GERUSALEMME |
LXXX.
Là d’un gran ramo Estense ei par ch’innesti
L’arbore di Guelfon, ch’è per se vieto.
Quel ne’ suoi Guelfi rinnovar vedresti
636Scettri e corone d’or, più che mai lieto:
E col favor de’ bei lumi celesti
Andar poggiando, e non aver divieto.
Già confina col Ciel, già mezza ingombra
640La gran Germania, e tutta anco l’adombra.
LXXXI.
Ma ne’ suoi rami Italici fioriva
Bella non men la regal pianta a prova;
Bertoldo quì d’incontra a Guelfo usciva:
644Quì Azzo il sesto i suoi prischi rinnova.
Questa è la serie degli eroi, che viva
Nel metallo spirante par si mova.
Rinaldo sveglia, in rimirando, mille
648Spirti d’onor dalle natíe faville.
LXXXII.
E d’emula virtù l’animo altero
Commosso avvampa: ed è rapito in guisa,
Che ciò che immaginando ha nel pensiero,
652Città battuta e presa, e gente uccisa,
Pur come sia presente, e come vero
Dinanzi agli occhj suoi vedere avvisa:
E s’arma frettoloso: e con la spene
656Già la vittoria usurpa, e la previene.